Conoscere l'Europa - proposta la Tobin Tax

Il 28 settembre scorso, la Commissione europea ha raggiunto un'intesa sulla proposta di direttiva per introdurre un sistema comune per la tassazione delle "transazioni finanziarie" a partire dal 2014 superando le resistenze di alcuni Paesi. Il via libera formale della cosiddetta Tobin Tax è avvenuta in concomitanza con il discorso sullo stato dell'Unione che il presidente Barroso ha tenuto davanti al Parlamento.



Cos'è una transazione finanziaria? È l'acquisto o la vendita di uno strumento finanziario, definito nella direttiva Mifid (Markets in Financial Instruments Directive, è il nome con cui è nota la direttiva 2004/39/CE del Parlamento Europeo e del Consiglio del 21 aprile 2004. Essa costituisce un passo importante verso la costruzione di un mercato finanziario integrato efficace e competitivo all'interno dell'Unione Europea (UE) e si inquadra nel più ampio Piano di Azione per i Servizi Finanziari (FSAP), varato nel 1999 e che si è concretizzato successivamente in ben 42 direttive), e include azioni, bond e altre forme di investimento ma anche opzioni, futures e derivati. Una definizione molto ampia che comunque esclude prestiti, depositi, le commodities, spot foreign exchange transaction (compravendita di valute a prezzi concordati). Esclusi anche molti prodotti diretti ai consumatori come contratti di assicurazione e mutui.

Lo schema prevederebbe l'introduzione di un sistema comune di tassazione delle transazioni finanziarie basata un'aliquota minima che i singoli Paesi potranno ritoccare su base nazionale. Le tassazioni dovrebbero essere due, una per le operazioni tradizionali e una per quelle sui derivati e sui prodotti più speculativi.



La Commissione, ha affermato Barroso, è il Governo economico dell'Unione, per questo non abbiamo assolutamente bisogno di nuove istituzioni. E ha precisato: Abbiamo bisogno più che in qualsiasi altro momento dell'autorità indipendente della Commissione. Da soli i Governi non possono farcela. In un discorso sullo Stato dell'Unione dai toni accorati, giunto mentre è accusato da molti deputati di essere al soldo dei Governi, Barroso ha voluto presentare alcune proposte concrete pur di dare un senso al suo appello in un momento drammatico per il futuro della zona euro.



Prima di tutto ha confermato la proposta di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie. L'obiettivo è di imporre un'imposta sull'85% delle transazioni effettuate sui mercati finanziari. Saranno esclusi i contratti sul mercato primario. Non è la prima volta che l'esecutivo comunitario si lancia in questa direzione: una proposta simile si è arenata nel 2010. Come in altre occasioni, anche adesso Londra ha già espresso la sua opposizione, ma l’Inghilterra non fa parte della zona euro e com’è risaputo il governo conservatore di Cameron Diaz preferisce premiare la finanza, che ruota intorno alle operazioni borsistiche di Londra, piuttosto che pensare all’avvenire dell’Europa.



In secondo luogo, il presidente della Commissione Barroso ha ribadito che le autorità comunitarie presenteranno a breve un rapporto sulle varie strade da percorrere per creare obbligazioni europee e sul fronte della crisi debitoria, ha esortato ad anticipare l'entrata in vigore del fondo di stabilità Esm (l'European stability mechanism), che dovrebbe sostituire l'Efsf (European System of Financial Supervisors) nel 2013.

Più in generale, l'ex premier portoghese ha spiegato che è necessaria una maggiore integrazione tra i Paesi della zona euro, anche attraverso un'eventuale modifica dei trattati, utilizzando come base d'appoggio la riforma del patto di stabilità che il Parlamento ha approvato e che permetterà di comminare sanzioni più rapide e incisive.



Il pacchetto di provvedimenti, ratificato dall'Ecofin il 27 settembre, prevede un attento monitoraggio dei conti pubblici e della spesa statale, un procedimento sanzionatorio anche per i Paesi in debito eccessivo, un'analisi degli squilibri finanziari e la possibilità per i deputati di invitare ministri delle finanze nazionali a spiegarsi in aula.

In questo contesto, il presidente della Commissione ha preannunciato la presentazione di “una proposta che dia un quadro coerente, tale da rafforzare l'integrazione e il coordinamento economico, soprattutto nella zona euro”. Barroso vuole approfittare di una norma dei trattati che permette di legiferare a livello di unione monetaria.



Parlando successivamente con un gruppo di giornalisti, l'ex primo ministro portoghese ha detto di sperare che “gli Stati si assumano le proprie responsabilità” in un momento delicatissimo per il futuro dell'unione monetaria e ha avvertito con toni drammatici che senza un rafforzamento della commissione e quindi del metodo comunitario il rischio è di assistere a “una frammentazione della zona euro”. Barroso si è anche detto ferito dal “paternalismo” con cui gli Stati Uniti danno suggerimenti ai Paesi della zona euro mentre proprio l'altro giorno il presidente americano Barack Obama ha ripetuto che l'Europa non sta agendo “in modo efficace”.



Il presidente della Commissione, nel discorso al Parlamento, ha fatto capire che bisognerebbe abolire l'obbligo dell'unanimità, ricordando che al Fondo monetario internazionale le decisioni vengono adottate con l'85% dei voti.



Per tentare di risolvere il dissesto economico e finanziario in corso nel Vecchio Continente, fra Stati a rischio default, debito pubblico galoppante e crisi della Banca centrale europea (Bce), Francia e Germania hanno inoltre richiesto l'attiva collaborazione anche di Nazioni fuori dall'area Euro, ma rappresentate nell'Europa a 27 del parlamento di Bruxelles, come nel caso del Regno Unito.

Tuttavia, per una Gran Bretagna che ha sempre difeso la sovranità della sterlina, opponendo un fermo rifiuto a qualsiasi proposta di entrare nell'Eurozona anche in anni in cui la moneta unica europea godeva di buona salute, l'ipotesi di adottare la controversa Tobin Tax sulle transazioni finanziarie, come suggerito da Parigi e Berlino, pare assai remota.





La Tobin Tax, la tassa sulle transazioni valutarie ideata nel 1972 dal premio Nobel per l'economia James Tobin, non è mai stata applicata. E pensare che, fonte un sondaggio del Parlamento Ue, due europei su tre sono favorevoli. Due a favore e uno contro, ma quello contro, "pesa" di più e uno di essi potrebbe essere il nuovo presidente della BCE, Mario Draghi che da banchiere, in passato, non ha visto di buon occhio questo tipo di tassazione; ma potrebbe cambiare idea perchè una tale tassa servirebbe anche a darebbe un po' di ossigeno alle iniziative dell'Unione Europea e frenerebbe le attività speculative.

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