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Visualizzazione dei post da settembre, 2011

Un piano da 3000 miliardi per salvare l'euro!

Il Gruppo dei venti Paesi più potenti del pianeta, meglio conosciuto come G20, si è impegnato a Washington a sostenere la crescita che latita e le banche indebolite decidendo di intervenire con un piano di 3000 miliardi. Servirà a ricapitalizzare le banche e a dare più risorse al fondo salva-Stati per consentire il default della Grecia. La Cancelliera tedesca Angela Merkel ha difeso dalle critiche del partito il salvataggio della Grecia: un’uscita della Grecia dall'eurozona, o una ristrutturazione del debito avrebbero un effetto domino, ha detto. ''Una ristrutturazione del debito greco alzerebbe enormemente la pressione su altri Paesi''. Ogni volta che si propone una soluzione, ha aggiunto la Cancelliera, bisogna valutare attentamente le conseguenze su tutti gli altri Paesi. Il 50% dei tedeschi e' contrario all'ipotesi di un fallimento controllato della Grecia. E' quanto emerge da un sondaggio condotto dal Gruppo di ricerca di Mannheim per la rete pubbl

L'EUROPA e l'EURO - Qualche riflessione!

Uno sguardo su tutto ciò che sta capitando nel nostro Paese ci suggerisce che l'Europa dovrebbe intervenire quando un Paese si appresta ad approvare "porcherie" come lo scudo fiscale; inoltre sarebbe un grave errore lasciare nelle mani dei ministri delle finanze la decisione di multare i loro stessi Paesi, quando Essi non rispettano il patto di stabilità. Invece è opportuno che sia la Commissione a intervenire. Le decisioni prese i passato (marzo c.a.) dal Consiglio Europeo avrebbero dovuto rendere un po' meglio governabile l'economia europea, in particolare quella della zona euro. La crisi finanziaria che ha colpito vari Paesi potrà essere fronteggiata con interventi più adeguati di quelli messi in campo finora. Il formarsi di nuovi focolai di crisi dovrebbe avere meno probabilità di verificarsi, grazie al rafforzamento della disciplina preventiva. Così pure dovrebbe essere più difficile per un singolo Paese persistere a lungo in situazioni squilibrate, e capaci

Il futuro dell'Europa dopo l'ultimo ECOFIN tenutosi in Polonia il 16 e 17 scorso

Nell'ultimo anno gli europei hanno ripetutamente perseguito compromessi praticabili. Noi e tutti coloro che in Europa hanno seguìto, con un po’ di "patema d'animo" gli avvenimenti che riguardano più da vicino, Grecia, Portogallo, Irlanda, ma adesso anche l'Italia, speravamo che questi compromessi avrebbero tranquillizzato i mercati. Questa strategia ha avuto spesso un discreto successo. Le istituzioni europee, di fatto Germania e Francia, ma soprattutto la Germania, attraverso la BCE (Banca Centrale Europea) ha promesso e detto: "Sì, stiamo andando a salvare i Paesi più deboli con il carico del grande debito, ma vogliamo in cambio alcune riforme strutturali”. Gli europei hanno ripetutamente prodotto misure d'intervento che sono state giudicate sufficienti per soddisfare i mercati. La loro speranza era che quest'approccio potrebbe consentire a un Paese come la Grecia di potersi salvare da un default con una ristrutturazione che allontani il fantasma

E' urgente avere un ministro europeo dell'economia!

!Le dimissioni a sorpresa di Juergen Stark, rappresentante tedesco nel comitato esecutivo della Banca Centrale Europea e padre del "patto di stabilità" al quale è ancorato l'euro, contrario all'acquisto nel mercato secondario di titoli di Stato, da parte della BCE, in soccorso dei Paesi in difficoltà, ci fanno capire che è ancora più urgente rafforzare a livello europeo "la struttura istituzionale dell'unione economica e monetaria". Inoltre é necessaria "un'ampia riforma del meccanismo decisionale e delle sanzioni" per assicurare un effettivo coordinamento delle politiche fiscali ed economiche della zona euro. Sarà indispensabile trasferire i poteri di bilancio nazionale a un livello europeo più elevato in misura maggiore di quanto previsto in precedenza. L'urgenza del salvataggio dell'euro fa guadagnare inoltre più terreno ai temi dell'emissione di eurobonds e della creazione di un'unione fiscale e politica a partire dai

Serve una patrimoniale e una tassazione ulteriore a carico dei scudati

Il momento difficile che sta vivendo il nostro Paese richiederebbe rigore, ponderatezza e equità nelle scelte da fare e invece da giorni stiamo assistendo a una continua girandola di proposte farcite da un misero opportunismo derivante da interessi di parte. Addirittura si parla di aumentare l'IVA per arrivare alla fatidica somma di 45 miliardi di euro necessari per portare al pareggio di bilancio entro il 2013 e di questa proposta si fanno promotori, direttori di testate giornalistiche importanti, ai quali si richiederebbe innanzitutto preparazione e rigore da anteporre ad ogni altro interesse e invece così non è. Ma anche il profano sa e voci più autorevoli della mia vanno ripetendo da giorni che "l'aumento dell'Iva è una scelta sbagliata, non va toccata, perchè un suo aumento sarebbe depressivo per il PIL, porterebbe ad un aumento dei prezzi e di conseguenza farebbe diminuire i consumi ed è esattamente il contrario di ciò che serve in questo momento al nostro Paes

Come umiliare i lavoratori e ostacolare il corso della giustizia!

Dopo l'ormai famosa lettera di Trichet a Berlusconi in cui si dice che la Bce s’impegnava ad acquistare titoli italiani in cambio di una manovra del nostro Governo che anticipasse il pareggio di bilancio al 2013 e rilanciasse la crescita, ci si aspettavano dalla manovra, in corso di approvazione, delle risorse che aiutassero le piccole medie imprese, a investire e innovarsi per superare questo difficile momento di crisi. Nulla di ciò è stato fatto e tra tagli alle spese e nuove tasse, se nulla cambierà, durante il già tormentato cammino di questo decreto pieno di emendamenti, presentati dagli stessi artefici della maggioranza di governo, l'economia non ripartirà e le imprese si troveranno ancora più in difficoltà. Per far fronte a questa situazione, cosa decide il ministro del lavoro Sacconi? Infila dentro tra i vari emendamenti una norma che consentirà in futuro, in determinate condizioni, alle aziende, di licenziare, aggirando così l'art. 18 dello statuto dei lavoratori e