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Visualizzazione dei post da marzo, 2012

La crisi, il debito dei singoli Stati e la crescita

Al di là di qualsiasi considerazione di equità e giustizia sociale, che pure conta molto, anche dal puro punto di vista economico, le misure adottate finora in Italia vanno nella direzione giusta? Continua la diatriba sull'art.18, come se il licenziamento individuale per motivi economici, possa diventare il toccasana della crisi in cui versano molte aziende e intanto il debito pubblico ha raggiunto 1.935 miliardi di euro e le piccole imprese chiudono i battenti. Se, come qualcuno ha dichiarato, le PMI con meno di 15 dipendenti non assumono perchè, in caso di necessità non possono liberarsi di manodopera in eccesso, il problema si potrebbe risolve semplicemente alzando il numero di quella soglia, senza toccare quindi l'articolo 18; ma ci sono i fautori che vorremmo estendere lo statuto dei lavoratori anche a queste piccole realtà, cioè dove vige il rapporto interpersonale di stima e fiducia tra padrone e dipendente. Con il governo Monti abbiamo fatto un passo indietro dal prec

l'art. 18, la crescita e la creazione di nuovi posti di lavoro.

Ci sono tante cose buone ed essenziali in questa riforma sul mercato del lavoro. Da anni si aspettava che si correggessero le storture della riforma Biagi che ha alimentato le forme più impensabili e deleterie del precariato giovanile; ridurre il numero dei contratti da 46 a 8 è una semplificazione opportuna e necessaria, che eliminerà certi abusi e uno di essi è il ricorso alle false partite IVA, che sarà eliminato. Infatti all’epoca della riforma Biagi, quella che introdusse le diverse tipologie di lavoro precario oggi largamente utilizzate, ciò che accadde, semplificando molto, fu che, constatata l’impossibilità di “flessibilizzare” anche minimamente il contratto tipico a tempo indeterminato, si scelse la via di provare a introdurre tipologie contrattuali “alternative”. Con il risultato, sommamente iniquo ma ormai nei fatti, che in Italia si sono creati due mercati del lavoro: uno per i dipendenti pubblici e di alcune imprese private, che godono ancora di tutele, l’altro per tutt

Europa - dalla banda larga nuovi posti di lavoro

Un investimento sulla "banda larga" che dia una copertura completa a tutto il territorio italiano, rendendo accessibile l'uso di internet a tutti i cittadini di questo Paese, in ugual misura, (la qual cosa risolverebbe finalmente il problema del "digital divide tra nord e sud d'Italia), porterebbe allo sviluppo del commercio elettronico e dei servizi on-line che rappresenta un potenziale significativo, portatore di effetti benefici sul piano economico e sociale. Infatti l'economia di internet crea 2,6 posti di lavoro per ciascun posto di lavoro andato perduto nei settori "tradizionali" e amplia la scelta dei consumatori, anche nelle zone rurali o isolate. È per questo motivo che la Commissione europea ha adottato, nel quadro dell'Agenda digitale, e dell'Atto per il mercato unico, e in risposta alla richiesta del Consiglio europeo di presentare una tabella di marcia per il completamento del mercato interno del digitale entro il 2012, una co

Europa - Un nuovo trattato energetico -

L'annunciata e in parte vissuta crisi energetica di questo freddo inverno, con la riduzione delle esportazioni delle quantità di gas di provenienza russa, ha riproposto un tema essenziale per l'avvenire dell'Europa: "dotarsi di un nuovo trattato energetico". La storia ci insegna che questo è un settore strategico e dobbiamo ricordare che già in passato (nel 1951), esattamente all'inizio della meravigliosa avventura "europea", quando sei Stati europei hanno deciso di integrare due settori chiave delle loro economie per creare una comunità, il loro scopo era quello di sostituire un conflitto con la cooperazione e l’antagonismo con la prosperità. L'energia è stato uno dei settori, e quasi sessant’anni più tardi, l'energia è ancora in cima all'agenda politica ed economica. Tuttavia, le norme che garantivano parità di accesso alle risorse comuni non esistono più. Nonostante l'aumento dell'attività di regolamentazione, l'Europa ha p

Il trattato "Fiscal Compact" alla firma al Consiglio Europeo del 1 marzo, ma poi?

Al Consiglio europeo che si è aperto il 1 marzo la priorità è stata la firma del trattato, nominato "Fiscal Compact". Ma contro il rigore imposto dalla Germania cresce la fronda che chiede sostegno alla crescita. Il presidente francese Nicola Sarkozy l'ha sostenuto strenuamente, in appoggio alla cancelliera tedesca Angela Merkel. Il suo avversario socialista François Hollande promette di rinegoziarlo se sarà eletto presidente della repubblica. Il trattato fiscale è stato sottoposto alla firma di 25 Capi di Stato e di governo europei, venerdì 2 marzo a Bruxelles, solo Regno Unito e Repubblica Ceca si sono astenuti, ma il dibattito su di esso non è ancora chiuso. Questa firma apre la strada a una procedura di ratifica che si annuncia delicata, nel momento in cui la crisi del debito conosce una relativa tregua dopo il salvataggio della Grecia. Martedì 28 febbraio il premier irlandese Enda Kenny ha annunciato a sorpresa l'intenzione di organizzare un referendum sul trat