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Visualizzazione dei post da novembre, 2012

Qualche modesta ma fondata idea per uscire dalla crisi

Qualsiasi idea, proposta o auspicio che si possano desiderare e fare non si può prescindere dalla situazione economica e finanziaria in cui si trova l'Italia con i suoi obblighi e impegni nei confronti dell'Europa che sono: il pareggio di bilancio nel 2013, la riduzione del debito pubblico, che secondo il trattato di Maastricht dovrà avere come obiettivo il 60% del PIL, gli interessi che si devono pagare ogni anno sul debito che si aggirano intorno agli 80-90 miliardi di euro e la crisi economica che stiamo vivendo, con il tasso di disoccupazione giovanile che e' salito a ottobre al 36,5%, una classe media sempre più impoverita. Sul 2012 l'Ocse si attende un deficit-PIL italiano al 3 per cento, a fronte dell'1,7 per cento previsto sei mesi fa, mentre sul 2013 è atteso un 2,9 per cento e sul 2014 una risalita al 3,4 per cento, di nuovo al di sopra della soglia Maastricht. Sul debito pubblico è previsto un continuo ampliamento, al 127 per cento del PIL quest'an

Qualche modesta ma fondata idea per uscire dalla crisi!

Qualsiasi idea, proposta o auspicio che si possano desiderare e fare non si può prescindere dalla situazione economica e finanziaria in cui si trova l'Italia con i suoi obblighi e impegni nei confronti dell'Europa che sono: il pareggio di bilancio nel 2013, la riduzione del debito pubblico, che secondo il trattato di Maastricht dovrà avere come obiettivo il 60% del PIL, gli interessi che si devono pagare ogni anno sul debito che si aggirano intorno agli 80-90 miliardi di euro e la crisi economica che stiamo vivendo, con il tasso di disoccupazione giovanile che e' salito a ottobre al 36,5%, una classe media sempre più impoverita. Sul 2012 l'Ocse si attende un deficit-PIL italiano al 3 per cento, a fronte dell'1,7 per cento previsto sei mesi fa, mentre sul 2013 è atteso un 2,9 per cento e sul 2014 una risalita al 3,4 per cento, di nuovo al di sopra della soglia Maastricht. Sul debito pubblico è previsto un continuo ampliamento, al 127 per cento del PIL quest'an

Il caso Grecia, la Merkel e le elezioni in Germania.

Durante la sua recente visita in Francia il Presidente Napolitano, davanti all'Europa e al mondo, ha voluto ribadire che è impensabile avere la Grecia fuori dall'euro, che è stato e rimane una conquista da preservare ad ogni costo. E' necessario uno sforzo comune di solidarietà di tutti i Paesi europei affinché si superi la crisi che stiamo vivendo e subendo, senza poter dare il nostro contributo per uscirne, se non quello di accettare, i tanti sacrifici che ci vengono imposti, con giustificazioni di vario genere, a volte discutibilissime. Ma comincio a pensare che siamo davvero in mano, nella migliore delle ipotesi a degli incompetenti, nella peggiore ma non più peregrina, a degli egoisti incalliti che hanno dimenticato uno dei valori fondanti dell'Unione Europea, cioè la tanto depauperata "solidarietà". Al netto delle sempre più deliranti e incontrollate voci riguardo un’ulteriore dilazione dei tempi per la Grecia, affinché metta a posto i propri conti, ec

EUROPA: risparmio e lavoro dalle fonti energetiche rinnovabili!

Il lancio di un piano europeo di sviluppo sostenibile per superare la crisi e le politiche di austerità rilanciando l'economia, l'occupazione e la ricerca; sarà un segno di lungimiranza se tale piano includa quello di una comune politica energetica, che dia priorità alla fonti energetiche rinnovabili. Il piano straordinario potrebbe essere finanziato con imposte europee che gravino sulla finanza e non sui cittadini, come la carbon tax e la tobin tax. Inoltre occorre un rilancio della democrazia europea avviando, da subito, un processo costituente che coinvolga i cittadini, i partiti, i sindacati e i movimenti al fine di ridare legittimità alle istituzioni europee e di portare a compimento il progetto degli Stati Uniti d'Europa. Attore di queste proposte deve essere in primo luogo il Parlamento Europeo che deve farsi attivo promotore. La crescita dei consumi mondiali di energia, dei relativi costi e dei preoccupanti impatti ambientali delle fonti energetiche fossili hann

Stati Uniti d'America, quando potremo scrivere "Stati Uniti d'Europa"?

Questo è il discorso conclusivo di Barak Obama, dopo la sua riconferma a presidente degli Stati uniti d'America: "Credo che potremo mantenere la promessa dei padri fondatori. Che se sei disposto a lavorare duro, non importa che tu sia uomo o donna, bianco o nero, ricco o povero, vecchio o giovane, etero o omo, riuscirai a farcela in questo Paese e a vedere realizzato il tuo sogno. Siamo più di un insieme di stati democratici e repubblicani, siamo e resteremo gli Stati Uniti d'America, e se Dio vorrà dimostreremo di essere uniti e che possiamo lavorare insieme per costruire un futuro migliore". Siamo stati in tanti a tirare un sospiro di sollievo per la riconferma del Presidente Obama alla guida della prima potenza di questa terra; altri si sono contrariati, soprattutto coloro che nel recente passato hanno ostacolato la politica contro il sistema finanziario corrotto, contro gli egoismi e la speculazione selvaggia che hanno consentito all'1% della popolazione a

EUROPA: come si salvaguarda la dignità (e l'esistenza) dei senza lavoro.

Date le difficoltà finanziarie in cui si trova il nostro Paese, parlare di reddito minimo garantito a tutti potrebbe apparire una provocazione o un'idea bizzarra, ma se si esaminano bene i vantaggi e gli svantaggi di una tale iniziativa, allora si evince che i vantaggi sarebbe di gran lunga maggiori degli svantaggi. Ma occorre soffermarsi un attimo su questo argomento per valutare appieno la situazione, soffermandoci su questa forma di protezione sociale. Il reddito minimo garantito è un argine contro la ricattabilità, il lavoro precario e sottopagato, ma sopratutto un diritto a salvaguardia della dignità delle persone e per la libertà di scelta dei propri percorsi formativi, professionali, di vita. La situazione attuale:   La cancelliera Merkel, svegliatasi dal torpore del rigore, ieri ha affermato che occorreranno altri cinque anni per uscire dalla crisi; forse ha incominciato a comprendere che anche la Germania ha un prezzo da pagare per la sua politica del rigore; però su