EUROPA: come si salvaguarda la dignità (e l'esistenza) dei senza lavoro.

Date le difficoltà finanziarie in cui si trova il nostro Paese, parlare di reddito minimo garantito a tutti potrebbe apparire una provocazione o un'idea bizzarra, ma se si esaminano bene i vantaggi e gli svantaggi di una tale iniziativa, allora si evince che i vantaggi sarebbe di gran lunga maggiori degli svantaggi. Ma occorre soffermarsi un attimo su questo argomento per valutare appieno la situazione, soffermandoci su questa forma di protezione sociale. Il reddito minimo garantito è un argine contro la ricattabilità, il lavoro precario e sottopagato, ma sopratutto un diritto a salvaguardia della dignità delle persone e per la libertà di scelta dei propri percorsi formativi, professionali, di vita.

La situazione attuale:
 
La cancelliera Merkel, svegliatasi dal torpore del rigore, ieri ha affermato che occorreranno altri cinque anni per uscire dalla crisi; forse ha incominciato a comprendere che anche la Germania ha un prezzo da pagare per la sua politica del rigore; però sui suoi concittadini, senza un lavoro, non peseranno gli effetti della crisi che stiamo vivendo perchè godono di una protezione sociale.  Italia, Grecia e Ungheria, sono gli unici Paesi europei dei 27 attuali a non prevedere nessuna tutela universale in caso di disoccupazione o di transizione lavorativa. Nel mezzo della crisi più dura dal dopoguerra a oggi, dall’interno di una empasse economica e politica di cui si fa fatica a immaginare la conclusione, oggi emerge con forza e determinazione la necessità di ridefinire l'idea stessa di welfare. I numeri che ogni giorno vengono presentati dagli enti di statistica e di ricerca raccontano di un'Italia stremata e sull’orlo del disastro sociale; un default sociale che sta dimostrando con sempre maggiore chiarezza la necessità di una nuova politica redistributiva e l’importanza, cosi come definito in molti testi e risoluzioni europee, della misura del "reddito minimo garantito".
In una situazione di crisi come quella attuale con solo in Europa 78 milioni di poveri, una legge d’iniziativa popolare per l’istituzione del reddito minimo garantito ha lo scopo di contrastare la precarietà e la marginalità di chi si trova in una posizione di debolezza e ricattabilità attraverso un sostegno economico. Non una semplice misura assistenziale ma un’opportunità, soprattutto per le giovani generazioni, per formarsi e rientrare nel mercato del lavoro.

I beneficiari del reddito minimo garantito sono tutti gli individui (inoccupati, disoccupati, precariamente occupati) residenti sul territorio nazionale da almeno 24 mesi e iscritti alla liste di collocamento. La proposta di legge che ad oggi propone per il beneficiario un reddito annuo complessivo di 7200 euro, dovrà ovviamente essere rivista e modificata in sede di approvazione parlamentare.

Il trattato di Lisbona con l’introduzione della piena validità ed esecutività della Carta dei Diritti, impone ai governi nazionali e locali di garantire a tutte le persone una vita dignitosa. L’ipotesi di incrementare, o istituire ove non siano presenti, forme di garanzia di reddito per chi è momentaneamente privo di adeguati mezzi di sussistenza diventa, per merito della Carta, un obbligo costituzionale che le forze politiche e sociali devono richiedere ai governi di attuare. Il Parlamento Europeo ha approvato a larghissima maggioranza una risoluzione che propone agli Stati membri di introdurre forme di reddito minimo garantito da attuare o incrementare proprio come risposta alla crisi sociale. Tale risoluzione non è però un impegno legislativo e rischia quindi di restare lettera morta. Italia, Grecia e Ungheria sono gli unici Paesi dell’Unione Europea che non hanno introdotto forme di reddito minimo garantito come richiesto già nel 1992 dalla Commissione Europea. In tutti gli altri Paesi della UE forme di reddito garantito funzionano egregiamente da anni, i costi sono compatibili con i vincoli di bilancio e comunque ampiamente compensati dagli effetti anticiclici di questa forma di welfare.

I numeri, a volte, possono fare paura, perché a guardarli bene raccontano la società di oggi. E nel caso della disoccupazione la preoccupazione è lecita, soprattutto per quel che riguarda i giovani. Un nuovo studio di Eurostat racconta quello che sta accadendo nei Paesi europei. Sempre più ragazzi non hanno un lavoro ed è una condizione in crescita. I dati sono aggiornati ad agosto e presentati solo ora. In Grecia si parla del 55 per cento. La Spagna il 53. Questo vuol dire che ci sono più persone sotto i 25 anni che non hanno lavoro, rispetto a chi ce l’ha. E in Italia? Almeno uno su tre non ha un impiego. Ci sono delle iniziative in corso a livello europeo e nazionale . A livello europeo si opera affinché le indicazioni del Parlamento si trasformino in Direttive e non in semplici raccomandazioni e a questo proposito il BIN, oltre alle forme classiche di pressione, sta ipotizzando di utilizzare lo strumento dell’Iniziativa dei Cittadini Europei (ICE). A livello nazionale l'iniziativa è stata assunta da un Comitato nazionale di cui fanno parte, oltre al BIN, TILT, European Alternatives, SEL, PRC e PDCI e decine di associazioni. A livello locale hanno aderito sia il PD che i Giovani Democratici. Il Comitato nazionale a giugno ha depositato l’attuale proposta di legge di iniziativa popolare per l’introduzione del "Reddito Minimo Garantito", ma sarebbe necessario rispolverare tale proposta affinchè sia discussa e approvata dal parlamento.

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