Il caso Grecia, la Merkel e le elezioni in Germania.

Durante la sua recente visita in Francia il Presidente Napolitano, davanti all'Europa e al mondo, ha voluto ribadire che è impensabile avere la Grecia fuori dall'euro, che è stato e rimane una conquista da preservare ad ogni costo. E' necessario uno sforzo comune di solidarietà di tutti i Paesi europei affinché si superi la crisi che stiamo vivendo e subendo, senza poter dare il nostro contributo per uscirne, se non quello di accettare, i tanti sacrifici che ci vengono imposti, con giustificazioni di vario genere, a volte discutibilissime. Ma comincio a pensare che siamo davvero in mano, nella migliore delle ipotesi a degli incompetenti, nella peggiore ma non più peregrina, a degli egoisti incalliti che hanno dimenticato uno dei valori fondanti dell'Unione Europea, cioè la tanto depauperata "solidarietà". Al netto delle sempre più deliranti e incontrollate voci riguardo un’ulteriore dilazione dei tempi per la Grecia, affinché metta a posto i propri conti, ecco la realtà in cui versa Atene: la ratio debito/PIL raggiungerà il 189,1% l’anno prossimo, rispetto al 179% previsto. Il deficit di budget sarà del 5,2% e non del 4,2% preventivato. L’economia si contrarrà di un bel 4,5% e non del 3,8% come previsto. Il tasso di disoccupazione è già oggi del 25,1%, mentre quello giovanile viaggia al livello stellare del 55,6%.
 
E cosa aveva preventivato, invece, affabile troika, quella che sta negoziando per conto di organismi internazionali e creditori privati? Che l’economia si sarebbe contratta del 2,6% nel 2010, salvo poi salire di un altro 1,1% nel 2011 e di un ulteriore 2,1% quest’anno. E come è andata, invece? Nel 2010 si è registrato un bel -4,5%, nel 2011 un bel -6,9%, quest’anno del 6,5% mentre l’anno prossimo, come anticipato, del 4,5%: errori da poco, non vi pare, da parte di supertecnici? Uno dei nostri nonni, con tanto buon senso, avrebbe certamente fatto di meglio. Ma si sa, poverini, anche i tecnici sono uomini.
I FMI non lo ammetterà mai di aver sbagliato previsioni, continuerà a chiedere austerity su austerity in base a calcoli completamente sbagliati, darà la colpa ai greci, ai loro governanti, all’uragano Sandy, alle profezie Maya, ma non sentiremo mai madame Lagarde ammettere: "Scusate, abbiamo sbagliato", perché i tecnici non sbagliano, è la realtà che si sbaglia quando non collima con le loro ardite previsioni. Invece la verità è un’altra, ovvero che la Grecia sprofonderà in una spirale che si autoalimenta se non correrà ai ripari con una rapidissima ristrutturazione ulteriore del debito e una svalutazione.
Meglio dirlo chiaramente: o si arriva a un altro haircut sulle detenzioni di debito greco di Germania, Olanda, Finlandia e Austria oppure sarà spianata la strada del default disordinato, il tutto per mere ragioni politiche ed elettoralistiche di quegli stessi Paesi del cosiddetto “blocco Nord”. È scritto nei numeri: come può la Grecia sopportare una ratio debito/PIL del 190% senza dover ricorrere a una ristrutturazione?
Il problema è che la cancelliera Merkel, negli ultimi due anni, ha ripetuto come una cantilena ai suoi elettori-connazionali che non avrebbero corso nessun rischio di perdite per le “malefatte” dei cosiddetti PIIGS e ora, proprio alla vigilia del voto atteso per l’anno prossimo, dovrà o dire il contrario o rendersi responsabile del fallimento disordinato della Grecia e di un vero e proprio shock nel sistema finanziario.
E' necessario che si raggiunga presto un accordo che salvi la Grecia perchè non c’è spazio temporale per la Merkel affinché rimandi il "redde rationem" sul caso greco fino a dopo il voto tedesco dell'anno prossimo.  Si deve anche mettere in conto che al netto del trionfale annuncio da parte del governo Samaras sul raggiungimento di un accordo con la troika per dilazionare i tempi fino al 2016, uno dei partiti di sinistra che fa parte della coalizione di governo, senza il quale non esiste più maggioranza, ha già detto che voterà “no” a ulteriori tagli. Insomma, il tempo questa volta sembra che stia scadendo davvero.
Intanto Si sono chiusi senza accordo i lavori del Consiglio europeo dedicato al quadro finanziario per il 2014/2020. I leader, secondo quanto riferito da un funzionario, hanno abbandonato le trattative a causa del mancato accordo sulle dimensioni e le modalità dei tagli al piano di spesa da mille miliardi di euro. Diplomatici di almeno tre delegazioni UE hanno confermato il naufragio delle trattative, che dovrebbero riprendere all'inizio dell'anno. E' probabile che ci sia un nuovo summit sul bilancio a gennaio-febbraio 2013, ha fatto sapere. Secondo fonti del Consiglio il vero problema ora non sarebbe più Cameron, ma il non sanato disaccordo tra Merkel e Hollande. Ma non tutte le speranze di trovare un'intesa sarebbero sfumate. Tecnicamente parlando la possibilità di arrivare a un accordo, per queste fonti, ci sarebbero perchè ormai la questione "é politica, non economica". Le politiche rigoriste con le quali l’Europa sta rispondendo alla crisi finanziaria scatenata dalle banche vengono vissute dai cittadini come un’enorme ingiustizia. Il conto della leggerezza con cui i banchieri hanno polverizzato somme inimmaginabili alla fine viene pagato dal ceto medio, dai lavoratori, dai pensionati e, soprattutto, dalla giovane generazione, con la moneta sonante della loro esistenza.

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