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Visualizzazione dei post da ottobre, 2012

I piani segreti del quadrunvirato per salvare l'euro e l'Europa

Sembra che l'intervento del presidente della BCE, Mario Draghi, di due giorni fa al Bundestag tedesco sia stato molto convincente anche nei confronti di coloro che hanno a più riprese osteggiato le iniziative della BCE per aiutare i Paesi dell'eurozona in difficoltà.  La sua non si può considerare ancora come una "missione compiuta", ma sicuramente si può pensare che sia stato fatto un passo avanti nel superamento della crisi del debito sovrano che colpisce l'Europa. Il piano della Banca centrale europea non creerà inflazione, e non rappresenterà uno spreco di denaro della Germania. Così Mario Draghi, Herman Van Rompuy, Jose Manuel Barroso e Jean-Claude Juncker possono proseguire nella definizione di un "piano generale" (e segreto) per far uscire l'eurozona della crisi economica in atto. È quanto riportava,  qualche settimana fa, il giornale tedesco "DIE WELT", secondo cui il presidente della Banca centrale europea, il presidente del Cons

EUROPA: dal vertice di Bruxelles, un passo avanti verso l'integrazione europea?

Anche la cancelliera Merkel è molto condizionata dal ritorno alle urne nel suo Paese e così anziché spingere lo sguardo oltre la "siepe del rigore", pensa a un super commissario che controlla i bilanci degli Stati. Ma a questa sua proposta, fatta  al vertice dei capi di Stato a Bruxelles, ha subito risposto il presidente Holland, appoggiato dal premier Monti,  con un "No grazie"! Alla fine, messa da parte questa proposta è stato raggiunto l'accordo per la vigilanza di tutte le banche europee da parte della BCE, che però andrà a regime solo fra un anno ed esattamente dopo le elezioni in Germania. Altra iniziativa che avrà il suo impatto sui mercati è la decisione della ricapitalizzazione delle banche da parte del fondo salva Stati (ESM).   Ma la crisi del debito e la recessione incalzano, la Grecia fa paura, l'Europa deve uscire dal guado e la sfida era e rimane la crescita, perché il rigore, da solo, non basta. La sfida sul tavolo dei 27 a Bruxelles

"Il premio Nobel per la pace - gli egoismi nazionali di oggi e l'avvenire dell'Europa!

Un Continente di pace e di conciliazione negli ultimi sessant'anni della storia dell'Europa, così è stato assegnato "il premio Nobel per la pace - 2012 all'Europa".  L'integrazione europea è nata come progetto di pace, nel cuore dell'Europa una convivenza di pace da valorizzare per il resto del mondo. Da Schuman in poi, per 60 anni l’unificazione europea è stata associata, nella mente e nel cuore degli uomini e delle donne del nostro continente, non solo all’idea della pacificazione, ma anche a quella del progresso civile, sociale e materiale. Ora, in questi anni di crisi finanziaria ed economica, stiamo correndo il serio rischio che l’idea di Europa perda questo segno distintivo e trascolori fino al punto di assumere il volto di una "matrigna" che non si cura allo stesso modo di tutti i suoi figli. I governi nazionali hanno solo aggravato la situazione nell’eurozona. Il  rifiuto di alcuni di loro di far emettere dall’Unione titoli europei d

EUROPA: "Con la caduta dell'Euro, la fine del sogno europeo"!

L'annuncio fatto il mese scorso delle OMT (Outright monetary transactions) ha avuto un effetto benefico sui mercati e  la BCE resta pronta a impiegarli, qualora ce ne fosse bisogno, ma si erano dimenticati che ci sono anche tante persone coinvolte in questi ingranaggi del rigore e così il malcontento e la rabbia sono esplosi in Spagna come in Grecia che non stanno certo meglio dell'Italia e adesso tocca alle banche spagnole ricapitalizzarsi e il primo ministro Rajoi ha ipotecato il futuro dei suoi concittadini pianificando altri tagli per 40 miliardi di euro.  Dovrebbe essere ricordato e ripetuto che la crisi europea è stata indotta da quella finanziaria del mercato americano e come questa si è tramutata in un attacco speculativo, da parte del mercato finanziario internazionale, all’euro, quindi all’Unione europea, indebolendo la capacità finanziaria ed economica dei Paesi con elevato debito sovrano associato ad importanti criticità strutturali del loro sistema Paese.