I piani segreti del quadrunvirato per salvare l'euro e l'Europa

Sembra che l'intervento del presidente della BCE, Mario Draghi, di due giorni fa al Bundestag tedesco sia stato molto convincente anche nei confronti di coloro che hanno a più riprese osteggiato le iniziative della BCE per aiutare i Paesi dell'eurozona in difficoltà.  La sua non si può considerare ancora come una "missione compiuta", ma sicuramente si può pensare che sia stato fatto un passo avanti nel superamento della crisi del debito sovrano che colpisce l'Europa. Il piano della Banca centrale europea non creerà inflazione, e non rappresenterà uno spreco di denaro della Germania. Così Mario Draghi, Herman Van Rompuy, Jose Manuel Barroso e Jean-Claude Juncker possono proseguire nella definizione di un "piano generale" (e segreto) per far uscire l'eurozona della crisi economica in atto. È quanto riportava,  qualche settimana fa, il giornale tedesco "DIE WELT", secondo cui il presidente della Banca centrale europea, il presidente del Consiglio europeo, il presidente della Commissione europea e il presidente dell'Eurogruppo avrebbero presentato il piano ad uno dei summit europei.

Quattro i dossier sul tavolo:

-riforme strutturali,
-unione bancaria,
-unione fiscale e
-unione politica.

Visto che gli obiettivi sono ambiziosi e l'esito tutt'altro che scontato, nessuno ha interesse a diffondere notizie  sui lavori relativi al "piano segreto", spiegava il quotidiano tedesco "Die Welt".

Nelle intenzioni, ha sottolineato un funzionario europeo di alto livello, il piano doveva fissare il cammino per arrivare a soluzione duratura della crisi. "In tutto il mondo, in America e in Asia, ci chiedono "dove volete andare?", Ha detto la fonte, dopo due anni di crisi, è tempo di dare una risposta".

Vediamo cosa prevede questo piano:

- maggiori poteri per le istituzioni europee sui bilanci nazionali;
- un organismo di controllo europeo per il settore bancario con nuovi poteri;
- maggiore armonia sulle politiche economiche, fiscali, di politica estera e di sicurezza;
- e una riforma dei programmi di welfare.

Secondo "DIE WELT", il piano potrebbe essere applicato inizialmente solo ai 17 Paesi dell'Eurozona e non a tutti i 27 dell'Unione europea. Da ciò ne consegue che alla Germania non conviene assumere posizioni troppo rigide sugli eurobond e su altri strumenti analoghi per salvare gli Stati europei in crisi, perché in caso di fuoriuscita di questi dalla zona euro, con conseguente svalutazione della loro moneta, la Germania ne sarebbe fortemente penalizzata, poiché a tutt’oggi l’Europa resta per le sue esportazioni il mercato principale.

I dati pubblicati da "DESTATIS", l’ufficio federale tedesco di statistica, dimostrano in modo evidente la profonda trasformazione in atto ormai da tempo della struttura dell’export tedesco: sempre più BRIC (Brasile, Russia, India e Cina) e sempre meno PIGS (Portogallo, Italia, Grecia e Spagna). Nel primo trimestre del 2012 l’export tedesco, a conferma che la locomotiva germanica continua a correre, è aumentato rispetto allo stesso trimestre del 2011 del 5,8%. “Spacchettando” i dati di questo aumento emerge però che nello stesso periodo le esportazioni verso i Paesi della fascia europea meridionale sono letteralmente crollati (per l’Italia, meno 7,6%). Tengono, anzi aumentano del 2,2%, le esportazioni verso altri paesi europei, quali la Francia e l’Olanda. Ma, soprattutto, “esplodono” le esportazioni (+ 11,2%) al di fuori dei confini europei. Ampliando la visione sui dati di più lungo periodo emerge che le esportazioni tedesche nell’Unione Europea, che nel 2007 erano pari al 64,6%, oggi si sono ridotte al 58,4%, di cui verso l’eurozona un misero 38,9%. Oggi il core business dell’esportazione tedesca è decisamente indirizzato verso Paesi non europei; i dati del primo trimestre 2012 rispetto a quelli del primo trimestre 2011 lo rivelano in modo lampante: USA +21.4%; Corea del SUD +17%; Giappone +18,4%; Brasile +15,6%; Russia +17,5%; India +7,3%; Cina +6,1%.

Se i dati relativi alle trasformazioni dell’export tedesco sono assai illuminanti, altrettanto importanti sono i dati riguardanti l’import, in particolare quelli riguardanti l’Italia: se da un lato si riducono in modo marcato le esportazioni tedesche verso il nostro Paese, dall’altro aumentano sensibilmente le importazioni, che nel primo trimestre 2012 fanno registrare un significativo + 8% rispetto allo stesso trimestre dell’anno precedente. In sostanza, rispetto ad un passato anche recente, diminuisce drasticamente l’export tedesco in Italia, ma contestualmente aumenta in modo altrettanto drastico l’import.
In questo contesto, si inserirebbero le politiche attuate in Italia dal Governo Monti. Anche se purtroppo  fino ad oggi le decisioni prese hanno portato alla compressione dei diritti dei lavoratori e dei pensionati e la riduzione drastica  del livello di vita delle classi subalterne, l’Italia deve tornare ad essere competitiva nel compito che l’Europa le ha assegnato che è quello di essere, ad oggi, un Paese manufatturiero.
 
Di fronte a questo quadro politico-economico, la soluzione ai problemi che affliggono l'Europa dovrebbe arrivare dall'emissione degli euro-progect, della tassazione delle transazioni finanziarie, finalmente approvata da 11 Paesi (ne bastavano 9) e in seguito dell'emissione degli eurobond. Dal punto di vista del prelievo fiscale, sarebbe stato consigliabile procedere anche con una tassa sull'inquinamento (una carbon tax), più equilibrata e realizzabile.

La Cancelliera tedesca sarebbe disponibile a condividere i rischi del debito solo dopo una riforma istituzionale.  Gli elettori tedeschi sono sempre più ricchi ed euroscettici e cresce  in loro l'insofferenza verso i Paesi mediterranei. Il presidente della Bce sta  negoziando con la Germania e i principali Paesi UE per non far crollare  l'Europa e la visita recente della Cancelliera Merkel alla Grecia, doveva servire a da dare un messaggio di solidarietà verso i Paesi mediterranei, mal visti a suoi concittadini, fiducia ai greci e mostrare agli Paesi che in Lei alberga un vero spirito di solidarietà europeista, più volte messo in dubbio dalla sua politica di rigore. 

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