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Visualizzazione dei post da 2012

Riscoprire l'importanza del lavoro apprendendo dalla storia economica!

"Un certo capitalismo" miope, egoista e a corto di respiro, vive e prospera  utilizzando la disoccupazione strutturale per poter tener più bassi possibili i livelli delle retribuzioni, profittando della concorrenza al ribasso che si fanno tra loro i lavoratori per poter trovare un’occupazione. Ma in passato tale approccio non sempre ha avuto la meglio, perchè imprenditori lungimiranti hanno dato il giusto valore e riconoscimento al lavoro.  Nella storia dell’imprenditoria tutti conoscono Henry Ford, Adriano Olivetti, Thomas Edison, Soichiro Honda, Enrico Mattei, Torakusu Yamaha, Steve Jobs e nessuno, o quasi, conosce Andrew Carnegie, probabilmente il più grande tra tutti questi uomini d’impresa. E’ vissuto tra la fine dell’Ottocento e l’inizio del Novecento e la sua grandezza è dovuta, non tanto alle dimensioni dell’impero (siamo nel settore dell’acciaio) che è stato capace di sviluppare partendo da zero, (era un semplice operaio quando pensò che se fosse riuscito a far di

Aspirare al futuro desiderando il passato?

In Europa quasi 120 milioni di persone sono a rischio povertà o esclusione sociale, ossia il 24,2 per cento della popolazione contro il 23,4  nel 2010 e il 23,5 nel 2008. Lo rende noto Eurostat in base ai dati 2011. Secondo l'istituto europeo di statistica, queste persone sono state confrontate, oltre al ''rischio di povertà, a privazioni importanti.  I più colpiti sono soprattutto i bulgari, dove quasi la metà della popolazione (49 per cento) sono vicini al diventare poveri, seguiti da romeni e lettoni (40%), poi lituani (33 per cento). Subito dopo seguono i greci, a quota 31 per cento (circa 3,4 milioni di persone) nel 2011, rispetto al 28,1 per cento del 2008. Gli spagnoli raggiungono una percentuale del 27 per cento era il 22,9 per cento nel 2008), il che significa 12,4 milioni di persone a rischio. I portoghesi segnano una percentuale (24,4 per cento) inferiore a quella degli spagnoli e in costante diminuzione dal 2008 (quando era al 26 per cento). La Francia, dove v

Qualche modesta ma fondata idea per uscire dalla crisi

Qualsiasi idea, proposta o auspicio che si possano desiderare e fare non si può prescindere dalla situazione economica e finanziaria in cui si trova l'Italia con i suoi obblighi e impegni nei confronti dell'Europa che sono: il pareggio di bilancio nel 2013, la riduzione del debito pubblico, che secondo il trattato di Maastricht dovrà avere come obiettivo il 60% del PIL, gli interessi che si devono pagare ogni anno sul debito che si aggirano intorno agli 80-90 miliardi di euro e la crisi economica che stiamo vivendo, con il tasso di disoccupazione giovanile che e' salito a ottobre al 36,5%, una classe media sempre più impoverita. Sul 2012 l'Ocse si attende un deficit-PIL italiano al 3 per cento, a fronte dell'1,7 per cento previsto sei mesi fa, mentre sul 2013 è atteso un 2,9 per cento e sul 2014 una risalita al 3,4 per cento, di nuovo al di sopra della soglia Maastricht. Sul debito pubblico è previsto un continuo ampliamento, al 127 per cento del PIL quest'an

Qualche modesta ma fondata idea per uscire dalla crisi!

Qualsiasi idea, proposta o auspicio che si possano desiderare e fare non si può prescindere dalla situazione economica e finanziaria in cui si trova l'Italia con i suoi obblighi e impegni nei confronti dell'Europa che sono: il pareggio di bilancio nel 2013, la riduzione del debito pubblico, che secondo il trattato di Maastricht dovrà avere come obiettivo il 60% del PIL, gli interessi che si devono pagare ogni anno sul debito che si aggirano intorno agli 80-90 miliardi di euro e la crisi economica che stiamo vivendo, con il tasso di disoccupazione giovanile che e' salito a ottobre al 36,5%, una classe media sempre più impoverita. Sul 2012 l'Ocse si attende un deficit-PIL italiano al 3 per cento, a fronte dell'1,7 per cento previsto sei mesi fa, mentre sul 2013 è atteso un 2,9 per cento e sul 2014 una risalita al 3,4 per cento, di nuovo al di sopra della soglia Maastricht. Sul debito pubblico è previsto un continuo ampliamento, al 127 per cento del PIL quest'an

Il caso Grecia, la Merkel e le elezioni in Germania.

Durante la sua recente visita in Francia il Presidente Napolitano, davanti all'Europa e al mondo, ha voluto ribadire che è impensabile avere la Grecia fuori dall'euro, che è stato e rimane una conquista da preservare ad ogni costo. E' necessario uno sforzo comune di solidarietà di tutti i Paesi europei affinché si superi la crisi che stiamo vivendo e subendo, senza poter dare il nostro contributo per uscirne, se non quello di accettare, i tanti sacrifici che ci vengono imposti, con giustificazioni di vario genere, a volte discutibilissime. Ma comincio a pensare che siamo davvero in mano, nella migliore delle ipotesi a degli incompetenti, nella peggiore ma non più peregrina, a degli egoisti incalliti che hanno dimenticato uno dei valori fondanti dell'Unione Europea, cioè la tanto depauperata "solidarietà". Al netto delle sempre più deliranti e incontrollate voci riguardo un’ulteriore dilazione dei tempi per la Grecia, affinché metta a posto i propri conti, ec

EUROPA: risparmio e lavoro dalle fonti energetiche rinnovabili!

Il lancio di un piano europeo di sviluppo sostenibile per superare la crisi e le politiche di austerità rilanciando l'economia, l'occupazione e la ricerca; sarà un segno di lungimiranza se tale piano includa quello di una comune politica energetica, che dia priorità alla fonti energetiche rinnovabili. Il piano straordinario potrebbe essere finanziato con imposte europee che gravino sulla finanza e non sui cittadini, come la carbon tax e la tobin tax. Inoltre occorre un rilancio della democrazia europea avviando, da subito, un processo costituente che coinvolga i cittadini, i partiti, i sindacati e i movimenti al fine di ridare legittimità alle istituzioni europee e di portare a compimento il progetto degli Stati Uniti d'Europa. Attore di queste proposte deve essere in primo luogo il Parlamento Europeo che deve farsi attivo promotore. La crescita dei consumi mondiali di energia, dei relativi costi e dei preoccupanti impatti ambientali delle fonti energetiche fossili hann

Stati Uniti d'America, quando potremo scrivere "Stati Uniti d'Europa"?

Questo è il discorso conclusivo di Barak Obama, dopo la sua riconferma a presidente degli Stati uniti d'America: "Credo che potremo mantenere la promessa dei padri fondatori. Che se sei disposto a lavorare duro, non importa che tu sia uomo o donna, bianco o nero, ricco o povero, vecchio o giovane, etero o omo, riuscirai a farcela in questo Paese e a vedere realizzato il tuo sogno. Siamo più di un insieme di stati democratici e repubblicani, siamo e resteremo gli Stati Uniti d'America, e se Dio vorrà dimostreremo di essere uniti e che possiamo lavorare insieme per costruire un futuro migliore". Siamo stati in tanti a tirare un sospiro di sollievo per la riconferma del Presidente Obama alla guida della prima potenza di questa terra; altri si sono contrariati, soprattutto coloro che nel recente passato hanno ostacolato la politica contro il sistema finanziario corrotto, contro gli egoismi e la speculazione selvaggia che hanno consentito all'1% della popolazione a

EUROPA: come si salvaguarda la dignità (e l'esistenza) dei senza lavoro.

Date le difficoltà finanziarie in cui si trova il nostro Paese, parlare di reddito minimo garantito a tutti potrebbe apparire una provocazione o un'idea bizzarra, ma se si esaminano bene i vantaggi e gli svantaggi di una tale iniziativa, allora si evince che i vantaggi sarebbe di gran lunga maggiori degli svantaggi. Ma occorre soffermarsi un attimo su questo argomento per valutare appieno la situazione, soffermandoci su questa forma di protezione sociale. Il reddito minimo garantito è un argine contro la ricattabilità, il lavoro precario e sottopagato, ma sopratutto un diritto a salvaguardia della dignità delle persone e per la libertà di scelta dei propri percorsi formativi, professionali, di vita. La situazione attuale:   La cancelliera Merkel, svegliatasi dal torpore del rigore, ieri ha affermato che occorreranno altri cinque anni per uscire dalla crisi; forse ha incominciato a comprendere che anche la Germania ha un prezzo da pagare per la sua politica del rigore; però su

I piani segreti del quadrunvirato per salvare l'euro e l'Europa

Sembra che l'intervento del presidente della BCE, Mario Draghi, di due giorni fa al Bundestag tedesco sia stato molto convincente anche nei confronti di coloro che hanno a più riprese osteggiato le iniziative della BCE per aiutare i Paesi dell'eurozona in difficoltà.  La sua non si può considerare ancora come una "missione compiuta", ma sicuramente si può pensare che sia stato fatto un passo avanti nel superamento della crisi del debito sovrano che colpisce l'Europa. Il piano della Banca centrale europea non creerà inflazione, e non rappresenterà uno spreco di denaro della Germania. Così Mario Draghi, Herman Van Rompuy, Jose Manuel Barroso e Jean-Claude Juncker possono proseguire nella definizione di un "piano generale" (e segreto) per far uscire l'eurozona della crisi economica in atto. È quanto riportava,  qualche settimana fa, il giornale tedesco "DIE WELT", secondo cui il presidente della Banca centrale europea, il presidente del Cons

EUROPA: dal vertice di Bruxelles, un passo avanti verso l'integrazione europea?

Anche la cancelliera Merkel è molto condizionata dal ritorno alle urne nel suo Paese e così anziché spingere lo sguardo oltre la "siepe del rigore", pensa a un super commissario che controlla i bilanci degli Stati. Ma a questa sua proposta, fatta  al vertice dei capi di Stato a Bruxelles, ha subito risposto il presidente Holland, appoggiato dal premier Monti,  con un "No grazie"! Alla fine, messa da parte questa proposta è stato raggiunto l'accordo per la vigilanza di tutte le banche europee da parte della BCE, che però andrà a regime solo fra un anno ed esattamente dopo le elezioni in Germania. Altra iniziativa che avrà il suo impatto sui mercati è la decisione della ricapitalizzazione delle banche da parte del fondo salva Stati (ESM).   Ma la crisi del debito e la recessione incalzano, la Grecia fa paura, l'Europa deve uscire dal guado e la sfida era e rimane la crescita, perché il rigore, da solo, non basta. La sfida sul tavolo dei 27 a Bruxelles

"Il premio Nobel per la pace - gli egoismi nazionali di oggi e l'avvenire dell'Europa!

Un Continente di pace e di conciliazione negli ultimi sessant'anni della storia dell'Europa, così è stato assegnato "il premio Nobel per la pace - 2012 all'Europa".  L'integrazione europea è nata come progetto di pace, nel cuore dell'Europa una convivenza di pace da valorizzare per il resto del mondo. Da Schuman in poi, per 60 anni l’unificazione europea è stata associata, nella mente e nel cuore degli uomini e delle donne del nostro continente, non solo all’idea della pacificazione, ma anche a quella del progresso civile, sociale e materiale. Ora, in questi anni di crisi finanziaria ed economica, stiamo correndo il serio rischio che l’idea di Europa perda questo segno distintivo e trascolori fino al punto di assumere il volto di una "matrigna" che non si cura allo stesso modo di tutti i suoi figli. I governi nazionali hanno solo aggravato la situazione nell’eurozona. Il  rifiuto di alcuni di loro di far emettere dall’Unione titoli europei d