Qualche modesta ma fondata idea per uscire dalla crisi

Qualsiasi idea, proposta o auspicio che si possano desiderare e fare non si può prescindere dalla situazione economica e finanziaria in cui si trova l'Italia con i suoi obblighi e impegni nei confronti dell'Europa che sono: il pareggio di bilancio nel 2013, la riduzione del debito pubblico, che secondo il trattato di Maastricht dovrà avere come obiettivo il 60% del PIL, gli interessi che si devono pagare ogni anno sul debito che si aggirano intorno agli 80-90 miliardi di euro e la crisi economica che stiamo vivendo, con il tasso di disoccupazione giovanile che e' salito a ottobre al 36,5%, una classe media sempre più impoverita. Sul 2012 l'Ocse si attende un deficit-PIL italiano al 3 per cento, a fronte dell'1,7 per cento previsto sei mesi fa, mentre sul 2013 è atteso un 2,9 per cento e sul 2014 una risalita al 3,4 per cento, di nuovo al di sopra della soglia Maastricht. Sul debito pubblico è previsto un continuo ampliamento, al 127 per cento del PIL quest'anno, dal 119,8 per cento del 2011, e poi al 129,6 per cento nel 2013 e al 131,4 per cento nel 2014. Quindi un debito pubblico in spaventosa crescita, con tanti interessi da pagare. Ma alcune decisive azioni aiuterebbero il nostro Paese a fare qualche passo avanti per uscire dalla crisi.

Per allontanarci al più presto da questo pericoloso "avvitamento", innanzitutto si dovrebbero reperire le risorse per l'abbattimento immediato del debito pubblico andando a prenderle dove "certi italiani" le hanno portate, cioè in Svizzera. E' stato ribadito più volte che nelle banche di quel Paese sono depositati circa 200 miliardi di euro (stima cerca di un anno fa per difetto) sui quali di dovrebbe applicare la stessa percentuale di tassazione utilizzata dall'Inghilterra, Germania e Austria, per i loro capitali esportati illegalmente in quel Paese, che era del 41%. Così facendo si avrebbero circa 80 miliardi di euro. Si dovrebbe dimezzare l'acquisto dei caccia F35, che ci costeranno circa 10 miliardi di euro e altrettanto in seguito per la loro manutenzione. Si potrebbero tagliare le pensioni d'oro che darebbero un risparmio annuale di circa 7 miliardi. Si potrebbe chiedere un contributo una-tantum alla Cassa Depositi e Prestiti che sommati agli altri importi ci consentirebbero di mettere insieme 150 miliardi per fare scendere il debito, con un risparmio annuo immediato di interessi di circa 7,5 miliardi l'anno. Le risorse finanziarie ricavabili da una seria patrimoniale e dalla lotta all'evasione fiscale, servirebbero per fare investimenti sulle nuove tecnologie in modo da fare ripartire l'economia. Inoltre occorrebbe una banca pubblica, per finanziare le piccole-medie imprese, oltre a ciò che oggi fa la stessa Cassa sopra menzionata. Solo così, facendo concorrenza alle banche private, si può indurre queste ultime a concedere prestiti al tessuto produttivo del Paese.

E sarebbe necessario separare risparmi e speculazione finanziaria. La priorità per contrastare la speculazione finanziaria è il ripristino della legge bancaria "Glass Steagall Act"  (dal nome dei suoi promotori, il senatore Carter Glass e il deputato Henry B. Steagall),  introdotta dal presidente degli Stati Uniti Roosevelt nel 1933 che mirava a introdurre misure per contenere la speculazione da parte degli intermediari finanziari e i panici bancari e quindi impediva alle banche d'affari di Wall Street l’utilizzo dei risparmi dei cittadini a fini speculativi.  Il provvedimento è stato abolito nel 1999 e da allora si sono aggravati i guai iniziati in seguito alla guerra del Vietnam che fece aumentare fortemente la spesa pubblica statunitense e mise in crisi il sistema inaugurato a Bretton Woods. Di fronte all'emissione di dollari e al crescente indebitamento degli USA, aumentavano le richieste di conversione delle riserve in oro". Ciò spinse nell'agosto del 1971, a Camp David il presidente statunitense Richard Nixon, ad annunciare la sospensione della convertibilità del dollaro in oro, cancellando di fatto gli accordi di Bretton Woods. Adesso tornare indietro è difficile perché "la grande finanza è la nuova superpotenza che non ha confini, che svuota gli Stati e sostituisce la democrazia”. Ma proprio grazie alla crisi i popoli si stanno rendendo conto di quello che succede. Un sintomo di questo è dato proprio dal dibattito in corso sulla reintroduzione della Glass Steagall Act, confronto "che solamente pochi anni fa sarebbe stato impensabile e che quindi ci invita ad essere ottimisti". Si aggiungano a queste iniziative quelle relative a: "tassazione delle transazioni finanziarie" o Tobin Tax e una decisiva limitazione di vendite allo scoperto, per tagliare le unghie agli speculatori del mondo finanziario. Ovviamente Cameron, da conservatore oscurantista qual'è, si opporrebbe per difendere gli interessi della sua City, ma quando capirà che Londra sta perdendo il peso che aveva (uso il passato perchè il fenomeno è già iniziato) a vantaggio di altre piazze, lui allora sarà già uscito di scena.

Si dice che: "diamo gli aiuti alla Grecia". Di fatto, noi diamo i soldi alle banche francesi o tedesche per sostenere la Grecia. Il  governo dovrebbe avere più coraggio nel difendere gli interessi nazionali perché non bisogna credere al pericolo di un nostro fallimento: “Se non è saltata la Grecia, nonostante i continui rinvii della Merkel e gli errori macroscopici di valutazione del FMI, non salterebbe neanche l’Italia”.

L’Italia può uscire dalla crisi ma a patto che cambino le politiche seguite fino ad ora. La premessa a qualsiasi riforma è la messa in sicurezza dei conti pubblici. Chiunque parla di riforme ma non dice che il debito va messo in sicurezza, sta navigando al buio. Per farlo la via è una sola: “Dobbiamo ricomprarci il debito pubblico”. “Una grossa fetta dei risparmi italiani viene dirottata all’estero per comprare il debito altrui e questo è assurdo, queste risorse dovrebbero rimanere in Italia”. I giapponesi hanno un debito più del doppio rispetto al PIL, Con un rapporto Debito/PIL del 229% il Giappone continua a guardare da molto lontano la crisi in Europa perchè il 90% del  debito è nel portafoglio degli stessi giapponesi. Come convincere gli investitori italiani ad investire solo su BOT e BTP? Attraverso l’utilizzo della leva fiscale e la detassazione dei titoli di Stato così come già avviene per gli investitori stranieri e così come già avveniva nel passato.

Serve l’introduzione di una tassa patrimoniale e non è fattibile nè in tempi brevi nè in tempi lunghi la vendita del patrimonio immobiliare. Sarebbe inoltre un gravissimo errore la vendita di altri asset, come le aziende pubbliche, non solo perché in questo momento “avverrebbe a condizioni sfavorevoli”, ma perchè queste sono le colonne portanti della nostra economia e inoltre operano in settori strategici e producono utili.  Svendere loro, vuol dire destrutturare la nostra economia e la nostra vocazione di secondo Paese manifatturiero d'Europa; il tutto andrebbe a vantaggio soprattutto della Germania. Piuttosto lo Stato dovrebbe approfittare dei casi: ILVA, ALCOA ed altri casi simili, per riprenderseli indietro. L'Italia del dopoguerra è uscita dalla miseria e dalla distruzione e ha costruito il suo tessuto industriale grazie all'IRI che era in mano allo Stato.

Ma per uscire dalla crisi bisogna anche tornare a crescere e per farlo, come ho riportato sopra, due sono le cose fare: “Aiutare le imprese finanziariamente e puntare sulle nuove tecnologie”. Per quanto riguarda il primo dei due aspetti il modello di riferimento è la Germania ed in particolare la banca dell’economia pubblica KFW che supporta il settore produttivo in particolare nelle attività di export. In Italia esiste già la Cassa Depositi e Prestiti che ha il risparmio degli Italiani, di 235 miliardi di euro. Ci sarebbero abbastanza risorse per finanziare il mondo produttivo. Ma attraverso la leva fiscale si può recuperare altro risparmio che oggi va ad acquistare il debito degli altri Paesi, all'estero.

Sulle nuove tecnologie, gli ambiti di intervento sono tanti: "La banda larga da fare arrivare a tutti gli italiani", “la medicina che negli ultimi decenni ha fatto passi in avanti notevoli; inoltre: la difesa del territorio, la riscoperta dell'agricoltura e soprattutto l’energia”, settore con grande opportunità di crescita, che vale in particolare per le regioni del Sud, come la Sicilia, la Puglia,la Calabria e la Sardegna, "ricche di vento e di sole". Per ogni KW prodotto con le fonti energetiche rinnovabili si avrebbe il relativo risparmio nell'importazione di gas, petrolio e carbone. La crisi costituisce una straordinaria opportunità per riconvertire l'economia in tale direzione. Dobbiamo renderci indipendenti dalle forniture estere per non dover subire altre "crisi petrolifere", rialzo del prezzo del metano sui mercati internazionali e per il bene dell'ambiente. “L’epoca in cui si faceva affidamento solo ed esclusivamente sulla spesa pubblica è tramontata, ma dalla crisi si esce solamente cambiando il modo di pensare e di operare. Infine ritorno alla vera e sana politica, che solo un governo di politici guidati da un leader capace, consapevole ed onesto, come Bersani del PD, ci può dare, mettendo definitivamente al bando i venditori di fumo, i maghi della domenica che non si schierano, i cavalli di troia che parlano da estranei del PD e si fanno eleggere con i voti della destra, "conservatrice di privilegi", "protettrice delle lobby" e seguaci del liberismo che opera a tutto vantaggio della finanza speculativa.

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