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Visualizzazione dei post da 2013

Siglato un accordo di libero scambio tra U.E. e Canadà.

L'Unione Europea e il Canada hanno siglato un accordo di libero scambio. Lo hanno firmato a Bruxelles il primo ministro canadese Stephen Harper e il presidente della Commissione europea José Manuel Barroso, concludendo una trattativa durata quattro anni. Si tratta del primo accordo di libero scambio tra la Ue e un Paese del G8. Intese simili sono in fase di negoziazione con gli Stati Uniti e il Giappone.   L'accordo prevede la rimozione del 98% delle barriere tariffarie oggi esistenti tra le due aree economiche, e, una volta in vigore, aumenterà del 23% il commercio bilaterale con il Canada. Secondo le stime, l'intesa dovrebbe consentire all'Unione di aumentare il proprio prodotto interno lordo annuo dello 0,08%. L'entrata in vigore del trattato internazionale richiederà l'approvazione delle province canadesi, del Parlamento Europeo e dei 28 Paesi membri dell'Unione. Secondo Barroso il processo di ratifica dovrebbe essere completato per il

La capacità d'utilizzo dei fondi europei.

La spesa dei fondi UE torna a rallentare dopo lo sprint di fine 2012 e cresce il rischio di perdere quote consistenti dei 31 miliardi che dovremmo spendere nel triennio 2013-2015. Secondo gli ultimi dati del Dps (Dipartimento politiche di sviluppo), aggiornati al 7 agosto, dall'inizio dell'anno sono stati spesi e certificati 1.803 milioni contro il target annuale di 6.719 milioni. Siamo al 27% del programma annuale. La spesa certificata sta viaggiando a una media di appena 257 milioni al mese: tre volte e mezzo sotto quegli 867 milioni medi mensili che dovremmo spendere per essere in pari con il traguardo europeo del 31 dicembre 2015. È vero che le medie mensili sono un parametro piuttosto rozzo e che nella prima parte dell'anno le certificazioni vanno fisiologicamente a rilento per concentrarsi nella parte finale, ma è evidente che il ritmo attuale non ci potrà consentire in nessun modo di arrivare al traguardo con tutti i 52 programmi (nazionali e regionali

Gli svantaggi dell'assenza di una politica energetica europea

L'energia è stata al centro dell'integrazione europea fin dall'inizio, con i trattati CECA ed Euratom. Questi due trattati erano e sono uniche in quanto prevedono una politica comune con gli strumenti specifici di politica energetica basata su poteri sovranazionali in esclusiva detenuta da una autorità centrale. Successivi trattati, il Trattato CEE e successivi trattati di modifica (es: europeo, Maastricht, Amsterdam e Nizza) - non ha fornito l'UE di una base globale giuridica per affrontare le questioni energetiche. Con. la scadenza del trattato CECA nel 2002, il trattato Euratom resta l'unica base giuridica, per una politica energetica comune, ma solo nel settore nucleare. In base al sistema del trattato CE, le misure di politica energetica potrebbe essere sviluppate solo sulla base di disposizioni generali del Trattato, fatto salvo il principio di sussidiarietà e le regole del mercato interno. L'inclusione di un nuovo titolo: “L’energia” nel

9 maggio 2013, è l'anniversario della Dichiarazione Schuman dell'atto di fondazione di quella che oggi è l'Unione Europea.

Questo 9 maggio 2013, è l'anniversario della Dichiarazione Schuman dell'atto di fondazione di quella che oggi è l'Unione Europea, questo è un buon momento per ricordare ciò che può apparire ovvio, ma che non ci si deve mai dimenticare, e cioè: "l'Unione europea è dei popoli dei 27 Paesi che ne fanno parte e costituiscono circa 500 milioni di cittadini.   Il concetto di cittadinanza europea è stata introdotta dal trattato di Maastricht, entrato in vigore nel 1993, ... 20 anni fa.   L'Anno europeo dei cittadini è a distanza di un anno dalle elezioni del Parlamento europeo, previste per il periodo dal 22 al 25 maggio 2014. In Italia  saranno il 25 maggio Questa è una buona occasione per attirare l'attenzione sul diritto europeo di voto e di sostenere che molti cittadini europei sono coinvolti in questo evento politico cruciale.   L'obiettivo di quest'anno europeo è anche quello di coinvolgere e di fare partecipare alla vita

settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione.

L'Europa si trova dinanzi ad una domanda 700 000 posti di lavoro nel settore delle tecnologie dell'informazione e della comunicazione e ad una competitività in declino. Il numero dei posti di lavoro nel digitale è in crescita del 3% all'anno durante la crisi, ma il numero di nuovi laureati e altri professionisti del settore è in calo. Le giovani generazioni hanno bisogno di fatti, non di parole e le imprese che operano in Europa hanno bisogno della gente giusta o si sposteranno altrove. Oggi la Commissione invita imprese, governi, settore dell'istruzione, parti sociali, servizi per l'impiego e società civile ad aderire all'appello della Commissione e ad unirsi ad essa nel poderoso sforzo di invertire la tendenza. I giovani europei devono disporre degli strumenti per accedere a carriere nel digitale o per creare occupazione come imprenditori. Neelie Kroes, Vicepresidente della Commissione europea, ha dichiarato: "La carenza di competenze

Mario Draghi, President of the ECB, Bratislava, 2 May 2013

Mario Draghi, President of the ECB, Bratislava, 2 May 2013 Ladies and gentlemen, the Vice-President and I are very pleased to welcome you to our press conference. I would like to thank Governor Makúch for his kind hospitality and express our special gratitude to his staff for the excellent organisation of today's meeting of the Governing Council. We will now report on the outcome of today's meeting, during which we took a number of decisions on key ECB interest rates, liquidity provision and possible ways forward to enhance the provision of credit. The meeting was also attended by the Commission Vice-President, Mr Rehn. First, based on our regular economic and monetary analyses, we decided to lower the interest rate on the main refinancing operations of the Eurosystem by 25 basis points to 0.50% and the rate on the marginal lending facility by 50 basis points to 1.00%. The rate on the deposit facility will remain unchanged at 0.00%. These decisions are consisten

Salario minimo o reddito minimo garantito? Iniziativa a livello Italia o Europa?

Negli ultimi tempi, si dibatte, a volte strumentalmente, perché non si tiene conto della fonte di finanziamento di tali misure, se adottare un "salario minimo o un reddito minimo garantito", per far fronte alle gravi difficoltà economiche in cui versano molti cittadini in Italia. Inoltre si discute se tali misure devono essere assunte dai singoli Paesi o in ambito europeo e ciò è ovviamente è soprattutto legato alla disponibilità delle risorse finanziarie da stanziare. In ambito europeo, Philippe Van Parijs, parla di "reddito di cittadinanza", uno dei principi fondamentali indicati dal filosofo, ispiratore del "basic income" come misura universale e incondizionata a favore della persona. Il reddito non dev'essere un sussidio di povertà, non deve obbligare ad accettare qualunque lavoro, ma garantire dai ricatti e incentivare alla formazione o alla riqualificazione del cittadino. Ma quanto costa il reddito di cittadinanza? Secondo gli e

Un bilancio europeo contro la stessa Europa.

L'8 febbraio, per la prima volta nella storia dell'Unione europea, i Capi di Stato europei hanno deciso di ridurre il bilancio dell'Unione europea per il periodo 2014-2020. Che bel segnale politico! Se la risposta alla crisi è l'Europa, perché poi proporre e programmare un bilancio così insignificante? In questo caso, non ci si deve stupire se si rafforza il populismo e il nazionalismo.  Risparmiare sul bilancio dell'Unione europea, non è la prova che l'Europa di Bruxelles è inefficace o inutile?   Così, fino al 2020, il budget sarà limitato a 260 euro l'anno pro capite nella UE, o 22 volte meno del budget dedicato al governo francese per i suoi abitanti (5690 €). Vogliamo anche ricordare che la politica agricola comune necessaria, che è la prima voce di bilancio, rappresenta ancora quasi il 40% dei fondi previsti per il periodo. Tuttavia, ciò che è messa in discussione, non è la somma spesa per la PAC o quella della coesione territoriale

La nuova avventura ungherese.

Di fronte alla deriva autoritaria e nazionalista del governo di Viktor Orbán l’Europa non può rimanere indifferente. Una comunità di valori democratici condivisi ha l’obbligo di intervenire per tutelarli. Come per uscire da un incubo terribile, gli ungheresi finalmente  si sono svegliati. Lo spettacolo di decine di migliaia di ungheresi che hanno sfilato per le vie di Budapest contro l’entrata in vigore di una Costituzione che reputano antidemocratica rappresenta un serio monito per il primo ministro Viktor Orbán. Mai prima d’ora  l’opposizione era riuscita a portare in piazza abbastanza gente da farsi ascoltare, ma adesso c’è riuscita. C’è stata un’altra iniziativa degna di nota: tredici ex dissidenti ungheresi, alcuni dei quali furono con lo stesso Orbán i protagonisti della lotta contro il regime comunista, hanno firmato un appello nel quale fanno presente che “la società ungherese non è vittima solo  della crisi economica, ma anche del suo stesso governo”. Insieme agli  altri, lo

Un'altra iniziativa dei cittadini Europei per lo "sviluppo.

Si susseguono le iniziative dei cittadini europei per sollecitare le varie Commissioni a intervenire nei temi specifici da loro presentati. Dopo l'iniziativa che ha raccolto più di un milione di firme per invitare la Commissione a riaffermare che "l'acqua è un bene pubblico" e quello tale deve rimanere e quella sul reddito di cittadinanza, un'altra iniziativa dei cittadini per la raccolta di un milione di firme in almeno sette Paesi europei (L’ICE è un istituto di democrazia partecipativa previsto dall’art 11 del Trattato di Lisbona che consente a un milione di cittadini, di almeno 7 Paesi dell’UE, di presentare alla Commissione europea una proposta di legge di iniziativa popolare europea), è partita per sollecitare gli organi europei competenti a prendere iniziativa per lo sviluppo e l'occupazione.   Martin Schulz, presidente del Parlamento Europeo ha di recente dichiarato:  "Sono molto lieto che organizzazioni della società civile, abbiano deciso

Quale soluzione al problema " Israelo - Palestinese"?

Sono in molti quelli che sostengono che non ci sarà mai uno Stato palestinese e ci sono ovvie ragioni che porterebbero a tale conclusione. La ragione principale sembra sia dovuta al fatto che  la colonizzazione  ha ormai superato il punto di non-ritorno. Ogni insediamento israeliano è un fatto compiuto dal quale difficilmente si torna indietro, e nessuna convivenza sarà mai possibile in Cisgiordania, per il troppo odio accumulato. Come potrebbero mai vivere i palestinesi di Gaza sotto la pena dell’embargo? Ma siamo sicuri che la soluzione “due popoli, due Stati” sia la via giusta? Si è anche ipotizzato la creazione di un unico Stato, ma anche questa via d'uscita è preclusa dalla realtà. Ci sono molti problemi e molti ostacoli per giungere a una tale soluzione, fra le quali quella legata al "fattore" popolazione. Come potrebbero accettare gli israeliani una tale soluzione consapevoli, fra tante altre ragioni, che nel tempo diventerebbero minoranza nei confronti dei pales

Per una Comunità Europea dell'energia.

L'Europa deve affrontare diverse crisi principali: • una crisi energetica, con l'attività umana che sta consumando più risorse di quanto la natura può offrire; • una crisi ambientale, con il cambiamento climatico richiede un cambiamento radicale nel modo di produrre e consumare energia e • una crisi economica e finanziaria che limita la nostra capacità di trovare soluzioni in modo rapido. - II – L'Europa ha bisogno di una politica energetica comune al fine di garantire l'accesso ai suoi cittadini di energia a prezzi ragionevoli e stabili; per mantenere alla sua industria la competitività, promuovere lo sviluppo sostenibile e la transizione verso un società a basse emissioni di carbonio; e per garantire la sicurezza dell'approvvigionamento energetico per tutti gli europei. Tuttavia, queste crisi offrono anche opportunità. Lo sviluppo di fonti alternative di energia sostenibile e tecnologie "verdi", è la chiave per una nuova rivoluzion

Gli otto punti del programma del PD e mie riflessioni

Vi inoltro una mail del PD, (sotto riportata), perchè penso sia importante fare conoscere a tutti Voi e far comprendere, gli sforzi che sta facendo questo partito e il suo Leader Bersani, per dare un governo al Paese e per la realizzazione di provvedimenti necessari a far ripartire l'economia, rinverdire la legalità smarrita in varie occasioni in questi ultimi anni e dare un futuro alle nuove generazioni. Sono diversi i punti in comune con il programma di Grillo e ciò avrebbe dovuto fare comprendere a questo irriducibile "comico" che è finito il tempo dei proclami ed è giunto quello dell'etica della responsabilità. E' tempo che Egli sia coerente e rispettoso, verso quegli elettori che l'hanno votato, chiedendogli di fatto di portare avanti le istanze da lui stesso gridate ai quattro venti, per la realizzazione  del suo programma. E' un'occasione storica che non potrà ripetersi in avvenire, anche perché  pretendere, tornando a votare, di arrivare al 1