RIGORE ma anche CRESCITA

La manovra messa in atto dal governo Monti e approvata da una delle Camere del parlamento italiano, condivisibile o meno in certe sue parti, va incontro alla necessità di rimediare al disastroso stato dei conti pubblici che ci stava portando alla bancarotta, con conseguenze inimmaginabili. Infatti ancora 2 o 3 mesi e poi non ci sarebbero state risorse finanziarie per pagare gli stipendi dei dipendenti pubblici e le pensioni. La situazione italiano è ben più grave di quella degli altri Paesi europei e grazie all'incuria e al conflitto d'interessi del governo precedente, oggi siamo costretti a ingoiare quest'amara medicina, che sarà un bel regalo di Natale. Ma la crisi del debito che ha colpito la maggior parte dei Paesi occidentali pone l'Unione europea (UE) e i suoi Stati membri di fronte a un arduo dilemma: la necessità di impegnarsi in programmi di risanamento dei conti pubblici e di riforme strutturali e al contempo di mantenere le prospettive di crescita, per poter offrire un orizzonte di speranza ai cittadini. non occulta la necessità di affrontare questo dilemma a livello nazionale, mettendo in atto riforme profonde che abbiano conto degli obiettivi di riduzione delle diseguaglianze e dunque di promozione di una crescita sostenibile. Essa insiste comunque nel valore aggiunto degli interventi dell’UE, ai quali bisogna prestare maggiore attenzione per ragioni economiche, sociali e politiche, per cui "agli Stati va il rigore, all'Europa la crescita". Questa formula di Tommaso Padoa Schioppa non occulta la necessità di affrontare questo dilemma a livello nazionale, mettendo in atto riforme profonde che abbiano in conto degli obiettivi di riduzione delle diseguaglianze e dunque di promozione di una crescita sostenibile. Oggi come ieri, le regole del patto di stabilità devono naturalmente essere rispettate, sia per il bene delle generazioni future che per evitare di cederne la sovranità ai creditori privati. Ma l'UE non può limitarsi ad essere una Comunità che proscrive i deficit eccessivi imponendo dei vincoli,siano essi giuridici o politici. Oltre a ciò, e come complemento al ruolo essenziale rivestito da ognuno dei suoi Stati membri, l'Unione Europea deve contribuire a rispondere alle sfide della disoccupazione, che ha superato il 10% a livello europeo, e del rallentamento globale dell'attività economica. L’UE deve anche mostrarsi, oltre i confini dell'eurozona, come una fonte di crescita: essa si trova in una posizione migliore per agire in questo campo a fronte delle decisioni cruciali che dovrà prendere nel 2012.
È necessario quindi che l'UE completi l’approfondimento del mercato unico, a distanza di vent'anni dalla sua creazione nel 1992, allo scopo di realizzare tutte quelle potenzialità di crescita e di occupazione che sono ancora parzialmente sfruttate. Come l'ha sottolineato Mario Monti nel suo rapporto del 2010, c'è ancora molta strada da percorrere, in particolare in materia di servizi, economia digitale e mercati pubblici. Ed è del tutto possibile percorrerla nell'ambito di un approccio equilibrato, in cui vengano appropriatamente integrati gli obiettivi sociali e il rispetto dell'ambiente.
Nel suo Atto per il mercato unico, la Commissione ha stimato una crescita potenziale del PIL di almeno il 4% nel corso del prossimo decennio e ha recentemente proposto di accelerare il ritmo in questa prospettiva: spetta agli Stati membri e al Parlamento europeo cogliere questa prima sfida.
L’UE deve inoltre trarre profitto dalla futura adozione del suo nuovo quadro finanziario pluriennale, dal momento che il bilancio comunitario è prima di tutto uno strumento di solidarietà, ma anche di crescita. Questo bilancio deve dunque contribuire maggiormente allo sviluppo dei programmi europei di ricerca ma anche accompagnare meglio l'approfondimento del mercato unico, in particolare mediante il finanziamento d’infrastrutture d'interesse comune nel campo dei trasporti, dell'energia e della comunicazione. In questo senso, è essenziale che i 50 miliardi di euro proposti dalla Commissione per il periodo 2014‐2020 vengano approvati nel 2012 e vengano in seguito impegnati insieme a finanziamenti privati per incrementare l'effetto di leva del bilancio dell'UE. Ma è allo stesso modo essenziale che, dopo aver deciso di un'utilizzazione più flessibile e anticipata dei fondi strutturali destinati ai Paesi in difficoltà, l'UE mobiliti immediatamente una somma equivalente al servizio delle infrastrutture d’interesse comune. Questo gesto eccezionale servirebbe a riequilibrare l'effetto depressivo delle misure di risanamento finanziario in corso.
A complemento di questi interventi di bilancio, è necessario infine che l'UE, e piu concretamente la Banca Europea per gli investimenti (BEI), s’impegnino direttamente nell'emissione di obbligazioni destinate al finanziamento delle spese future. L’emissione di queste obbligazioni può infatti rispondere agli enormi bisogni d'investimento individuati in Europa e permettere lo sviluppo di tali spese, sul punto di essere sacrificate in parecchi Stati membri. La Banca europea per gli investimenti è ben posizionata per emettere tali obbligazioni e portare così la propria capacità di finanziamento annua a 200 miliardi di euro (contro gli 80 attuali), sulla base di un consolidamento del capitale e delle garanzie apportate dagli Stati membri.
Mercato interno, bilancio comunitario, obbligazioni europee: la mobilitazione congiunta di questi 3 strumenti può generare un aumento di attività quasi immediato e importanti benefici in termini di crescita endogena a medio termine. Questo "pacchetto per la crescita" è più che mai indispensabile per scongiurare quelle incidenze economiche e sociali altamente negative indotte dal prolungarsi nel tempo del torpore europeo, ma anche per rafforzare la legittimità dell'UE agli occhi degli Stati membri e dei suoi cittadini.

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