Il cambiamento climatico del Pianeta Terra!

Un po' per distrarci dai problemi di casa nostra e per puntare l'attenzione su un altro problema molto più importante di quanto si possa immaginare, attirerò la vostra attenzione sulle condizioni in cui si trova la nostra grande "casa comune", e cioè il pianeta in cui viviamo.

Si parla poco o niente di tutto ciò, presi come siamo dalla crisi finanziaria ed economica e potrà sembrare esagerato affermare che gli oceani stanno morendo, l'aria sta peggiorando, le foreste si stanno desertificando. Dai pesci alle piante, dalla fauna agli esseri umani, stiamo uccidendo il pianeta che ci sostiene, e lo stiamo facendo velocemente. La causa principale della distruzione della natura si chiama cambiamento climatico.

Il protocollo di Kyoto, il trattato internazionale sul riscaldamento globale sottoscritto nel 1997, scadrà nel 2012. Ai negoziati in corso a Durban tra il 28 novembre e il 9 dicembre, l’Europa vuole negoziare tempistiche e modalità per il suo rinnovo.

Tra i punti caldi, il maggior coinvolgimento delle economie emergenti, come Cina e India, che ancora non hanno sottoscritto l’accordo ambientale. Questi Paesi, responsabili di buona parte delle odierne emissioni di CO2, non vogliono però pagare i conti del passato. Dall’altra parte potenze come Russia, Giappone e Canada si rifiutano di prolungare il protocollo in assenza di impegni precisi da parte delle economie in forte espansione.

Neanche gli Stati Uniti, secondo maggior responsabile dei gas inquinanti, vogliono firmare il trattato e questo rende ancor più difficile raccogliere i finanziamenti per il fondo verde per il clima, il cui obiettivo è ottenere 100 miliardi di euro all’anno dal 2020, per aiutare i Paesi più poveri a lottare contro le conseguenze del cambiamento climatico.

Il Commissario europeo per il Clima, (Connie Hedegaard), ha spiegato il punto di visto europeo: “Il messaggio dell’Europa a Durban è chiaro. Apriamo il dibattito ora, su quali principi e su quale calendario dovremmo stabilire il nuovo regime. Se cominciamo ora, potremmo terminare il processo entro il 2015”.

Il Trattato ONU sul cambiamento climatico, al momento la nostra ultima occasione per agire, scade il prossimo anno, e una coalizione senza scrupoli a guida americana e composta da Paesi esportatori di petrolio sta provando a neutralizzarlo per sempre. E' difficile da credersi, ma stanno barattando la sopravvivenza della natura in cambio di profitti immediati.

L'UE, il Brasile e la Cina stanno a guardare: non sono schiavi delle compagnie petrolifere come gli Stati Uniti, ma hanno bisogno di un appello enorme dell'opinione pubblica prima di guidare politicamente e finanziariamente il salvataggio del Trattato ONU. 195 nazioni di questa terra, cioè il mondo intero, è riunito al vertice sul clima, per prendere questa decisione cruciale. I leader che lo rappresentano devono mettersi dalla parte del pianeta e non delle compagnie petrolifere.

La situazione si sta incredibilmente aggravando: il nostro pianeta è continuamente colpito da catastrofi naturali, che lasciano milioni di persone senza casa e senza cibo. Stiamo raggiungendo velocemente il punto di non ritorno per quanto riguarda il cambiamento climatico: abbiamo tempo solo fino al 2015 per cominciare a ridurre drasticamente le emissioni di CO2.
Nonostante questa emergenza, il mondo sta fallendo nel mobilitarsi contro la democrazia americana ostaggio dell'industria petrolifera. Non paghi di aver fatto fallire gli accordi di Copenaghen e il protocollo di Kyoto, non paghi di aver mandato l'economia mondiale a catafascio con i mutui tossici, per l'ingordigia del mondo finanziario, ora stanno costruendo una coalizione per uccidere il trattato sul clima, che segnerà la fine dei negoziati internazionali in corso in Africa.

L'uomo causa del 74% di riscaldamento globale


E, infatti, è in corso a Durban in Sudafrica, l'ultima e cruciale settimana di negoziazione del vertice Onu sui cambiamenti climatici. Entra dunque nel vivo un summit che, entro venerdì, cioè domani, dovrà tessere le fila su macro temi internazionali: il rinnovo del protocollo di Kyoto; la definizione di un mandato negoziale con relativa roadmap per giungere a un nuovo accordo globale entro il 2015; e l'applicazione degli impegni presi l'anno scorso alla Conferenza di Cancun. E' questa la posta in gioco alla 17.ma Conferenza delle Parti sul clima che conta la partecipazione di 195 paesi, tra cui Stati Uniti, India, e Cina (la meno reticente) dai quali, anche stavolta dopo il fallimento di Copenaghen, l'Europa auspica segni concreti d’impegno per il contenimento dei gas serra, visto che sono anche i maggiori responsabili nel conto globale delle emissioni. Una sfida cruciale per contenere il surriscaldamento globale almeno sotto la soglia di 2°C ed evitare un disastro annunciato, ha detto il presidente di Legambiente che auspica la possibilità per l'Europa di tornare a svolgere un ruolo di leadership, battendosi per rinnovare il protocollo di Kyoto la cui applicazione termina a fine 2012. Si tratta per l'Ue di un impegno che non richiede grandi sforzi aggiuntivi rispetto all'obiettivo comunitario già fissato del 20% di riduzione delle emissioni entro il 2020 e di un aggiornamento al 30% entro la stessa data.

La nostra ultima speranza per invertire la rotta è nelle mani di Europa, Brasile e Cina: sono loro che possono far sì che l'accordo venga siglato, ma devono unire le forze. L'Europa è stanca, è da tanto che combatte per il clima e ha bisogno di un incoraggiamento popolare. La Cina ha già stretto alcuni impegni stringenti, è sensibile alla sua reputazione internazionale e potrebbe continuare in questa direzione se le daremo un sostegno in tal senso. E il Brasile ospiterà il vertice l'anno prossimo, con l'ambizione di portare a casa la vittoria sul clima. L'idea folle di focalizzarsi sui profitti, di breve periodo, che ancora una volta arricchisce "i pochi" e spinge i Paesi a temporeggiare e a rimandare le decisioni contro la crisi climatica e che mette in pericolo la sopravvivenza di noi tutti, non è più tollerabile.

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