Europa - dalla banda larga nuovi posti di lavoro

Un investimento sulla "banda larga" che dia una copertura completa a tutto il territorio italiano, rendendo accessibile l'uso di internet a tutti i cittadini di questo Paese, in ugual misura, (la qual cosa risolverebbe finalmente il problema del "digital divide tra nord e sud d'Italia), porterebbe allo sviluppo del commercio elettronico e dei servizi on-line che rappresenta un potenziale significativo, portatore di effetti benefici sul piano economico e sociale. Infatti l'economia di internet crea 2,6 posti di lavoro per ciascun posto di lavoro andato perduto nei settori "tradizionali" e amplia la scelta dei consumatori, anche nelle zone rurali o isolate.

È per questo motivo che la Commissione europea ha adottato, nel quadro dell'Agenda digitale, e dell'Atto per il mercato unico, e in risposta alla richiesta del Consiglio europeo di presentare una tabella di marcia per il completamento del mercato interno del digitale entro il 2012, una comunicazione che presenta 16 azioni concrete intese a raddoppiare entro il 2015 la quota del commercio elettronico nelle vendite al dettaglio (attualmente pari al 3,4%) e quella dell'economia di internet nel PIL europeo (attualmente inferiore al 3%). In alcuni Stati membri (ad esempio la Francia, la Germania, il Regno Unito e la Svezia) il commercio e i servizi on-line potrebbero rappresentare oltre il 20% della crescita e della creazione di posti di lavoro netti entro il 2015.

I risparmi realizzati grazie ai prezzi inferiori praticati on-line e alla più ampia scelta di prodotti e servizi disponibili sono stimati a 11,7 miliardi di euro, ossia allo 0,12% del PIL europeo. Se il commercio elettronico europeo rappresentasse il 15% del commercio al dettaglio e se gli ostacoli al mercato interno fossero eliminati, i risparmi per i consumatori potrebbero toccare i 204 miliardi di euro, ossia l'1,7% del PIL europeo. La Commissione europea, tuttavia, ha constatato che i consumatori e le imprese sono restii ad usare senza remore i servizi on-line a causa di una serie di problemi: le regole applicabili spesso non sono conosciute o lo sono in maniera incerta, le offerte sono scarsamente trasparenti e difficilmente comparabili, i pagamenti e le modalità di consegna sono spesso costosi e inadeguati.

Nel contesto difficile che l'Europa sta vivendo, è necessario e urgente sfruttare tutte le possibilità di attività e di creazione di nuovi posti di lavoro. Ma spesso i consumatori non hanno fiducia nel commercio elettronico o nei servizi on-line e sono preoccupati dei rispetto dei loro diritti, soprattutto in caso di problemi. Talvolta si sentono frustrati in quanto nel loro Paese alcuni servizi non sono offerti o in quanto non possono effettuare acquisti in altri Stati membri, ad esempio perché viene rifiutata la consegna nel loro Paese di residenza o perché non vengono accettate carte di pagamento estere. Infine, talvolta si vedono privati dell'accesso alle reti ad alta velocità, e quindi più esposti alla ciber-criminalità.

La direttiva sul commercio elettronico (2000/31/CE) contiene regole che agevolano la prestazione di servizi on-line nell'Unione europea e che garantiscono che tali servizi corrispondano a determinati criteri. Si tratta di un documento che ha gettato le basi per lo sviluppo transfrontaliero dei servizi on-line. Tale direttiva, tecnologicamente neutra, è stata riconosciuta dalle parti interessate che hanno partecipato alla consultazione pubblica organizzata nel 2010come la chiave di volta del mercato unico del digitale. Si tratta dunque di completarla (la revisione non viene ritenuta necessaria).

La direttiva prevede anche che i prestatori di servizi on-line debbano, in linea di principio, rispettare le regole del Paese nel quale sono stabiliti. Essa contiene anche disposizioni in materia di protezione dei consumatori. Ad esempio, essa obbliga i prestatori di servizi a indicare il loro indirizzo sui siti internet, garantisce che la pubblicità possa essere facilmente individuata come tale e protegge dai messaggi indesiderati ("spam"). Inoltre la direttiva prevede, a certe condizioni, esenzioni di responsabilità per i prestatori intermediari quando ospitano o trasmettono contenuti messi on-line da terzi.

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