E' urgente avere un ministro europeo dell'economia!

!Le dimissioni a sorpresa di Juergen Stark, rappresentante tedesco nel comitato esecutivo della Banca Centrale Europea e padre del "patto di stabilità" al quale è ancorato l'euro, contrario all'acquisto nel mercato secondario di titoli di Stato, da parte della BCE, in soccorso dei Paesi in difficoltà, ci fanno capire che è ancora più urgente rafforzare a livello europeo "la struttura istituzionale dell'unione economica e monetaria". Inoltre é necessaria "un'ampia riforma del meccanismo decisionale e delle sanzioni" per assicurare un effettivo coordinamento delle politiche fiscali ed economiche della zona euro. Sarà indispensabile trasferire i poteri di bilancio nazionale a un livello europeo più elevato in misura maggiore di quanto previsto in precedenza. L'urgenza del salvataggio dell'euro fa guadagnare inoltre più terreno ai temi dell'emissione di eurobonds e della creazione di un'unione fiscale e politica a partire dai Paesi dell'eurozona. A seguito dell’incontro del 16 agosto 2011 intercorso tra il cancelliere Angela Merkel e il presidente francese Nicolas Sarkozy, incominciano ormai a giungere precise indicazioni sulla volontà dei governi di Francia e Germania di accelerare il processo di unificazione sul terreno fiscale, economico e politico dell'Eurogruppo. Ma la cancelliera tedesca Angela Merkel in un discorso al Bundestag, la Camera bassa del Parlamento tedesco, ha affermato che gli eurobond sarebbero una risposta sbagliata alla crisi, perche' collettivizzerebbero i tassi di interesse della zona euro.
La dichiarazione interviene infatti a seguito dei profondi mutamenti intervenuti nella zona Euro, provocati prevalentemente dalla necessità di reagire alla crisi che si sta abbattendo sugli Stati: dopo la costituzione dell'EFSF (European Financial Stability Facility), gli acquisti da parte della BCE di bond nazionali sul mercato secondario, si parla di nuova ricapitalizzazione delle banche e sembra che si stia avvicinando sempre più il momento degli Eurobond, invocati da più parti, ma ad oggi accolti freddamente soprattutto dalla Germania che non vuole pagare il conto degli Altri Paesi poco inclini al rigore, fra i quali svetta in questo momento l'Italia. Di fronte a questo quadro in rapida evoluzione, allineare il modello politico e di governo con il nuovo assetto economico e finanziario nella zona Euro, è diventata una priorità per l’Eurogruppo, e di tale consapevolezza Francia e Germania hanno fatto tesoro. Da questo allineamento potrà infatti dipendere la capacità della BCE di intervenire a sostegno degli Stati, continuando ad acquistare i loro BOT nel mercato secondario, e così la stessa tenuta della moneta unica.

Un esempio del rischio derivante dalla mancanza di un governo europeo dell’economia è rappresentato da quanto sta accadendo in Italia. La manovra economica rappresenta il prezzo che il governo Berlusconi ha dovuto pagare perché la BCE intervenisse acquistando porzioni del debito pubblico italiano al fine di scoraggiare gli speculatori. Tuttavia, dopo gli acquisti della BCE, sventato il pericolo più imminente, il governo ha irresponsabilmente alleggerito la manovra, annacquandola, incespicando e cambiandola per ben 4 volte. Ma la manovra potrebbe rivelarsi molto meno efficace di quanto promesso alla BCE; di fronte a tale perdita di credibilità del governo italiano, che mette nuovamente in dubbio la propria effettiva capacità di attuare politiche severe di riduzione del debito, i mercati hanno ricominciato ad aggredire i titoli di Stato. Oggi si dovranno collocare sul mercato 20 miliardi di BOT; sarà una giornata cruciale perchè sarà messa alla prova la bontà delle misure fin quì decise dal governo. D’altra parte, per come oggi è disegnato il sistema “Eurogruppo”, la BCE non ha altri strumenti per forzare l’Italia a un maggior rigore e una maggiore responsabilità, e futuri eventuali acquisti di parte del suo debito pubblico potrebbero non avere più effetti disincentivanti rispetto alla speculazione. Inoltre, in assenza di strumenti correttivi, “continuare a sostenere l’Italia nonostante la violazione della promessa fatta, distrugge la credibilità di ogni condizione futura e quindi il futuro dell’Unione Europea.

In definitiva, Francia e Germania hanno compreso bene che il sistema di non-governo dell’economia europea mette a repentaglio la stessa moneta comune, alla cui sopravvivenza attualmente non vi sono alternative. La creazione di un organismo che permetta un più efficace governo dell’economia dell’Eurogruppo è quindi il prossimo passo da compiere per contenere le spinte disgregatrici esercitate dai pesanti debiti pubblici degli Stati.

È necessario, per realizzare un governo veramente europeo dell’economia, un organo composto da esperti (e comunque di individui, non di Stati) che risponda del proprio operato alla Commissione; quest’ultima, come previsto dal TFUE è a sua volta responsabile nei confronti del Parlamento Europeo, unico organo eletto direttamente dai cittadini, tramite l’approvazione del bilancio UE. In questo modo la Commissione aumenterà il proprio peso politico a discapito del Consiglio e l’approvazione del bilancio da parte del Parlamento sarà idonea a garantire la base democratica al modello di governance.

Quanto poi alle risorse necessarie per dotare il bilancio europeo di una base sufficiente alla nuova politica economica, l’obiettivo che deve essere considerato prioritario consiste nella creazione di una fiscalità europea. Si deve evitare che gli Stati siano in ultima istanza i finanziatori del bilancio europeo, per evidenti ragioni di autonomia e indipendenza del livello di governo (europeo), e contemporaneamente per non comprometterne la credibilità verso l’esterno. Guardando la questione da un altro punto di vista, la creazione di una fiscalità comune rappresenta il prezzo da pagare per gli Stati più deboli in cambio dello “scudo comune” (Giuliano Amato, 4 settembre 2011). Ma poiché i governi sono indotti, per il naturale principio di conservazione del potere, ad attendere la catastrofe prima di cedere porzioni di sovranità fiscale, ad attivarsi potrebbero essere l’opinione pubblica e le realtà associative che hanno a cuore il futuro dell’Europa e delle prossime generazioni. Lo strumento per farlo è già nelle loro mani, e si chiama: “Iniziativa dei Cittadini Europei” (art. 11, co. 4° TUE). Il diritto d’iniziativa dei cittadini europei è una nuova forma di partecipazione diretta alla politica dell'Unione Europea, prevista dal Trattato sull'Unione Europea a seguito delle modifiche apportatevi dal Trattato di Lisbona.

L'art.11 comma 4 della versione consolidata del Trattato sull'Unione Europea stabilisce che:

L'iniziativa, che è un'innovazione contenuta nel Trattato di Lisbona, permetterà a cittadini dell'UE, in numero di almeno un milione e appartenenti ad almeno un terzo degli Stati membri, di invitare la Commissione europea a presentare proposte legislative nei suoi settori di competenza. La proposta stabilisce che è necessario raccogliere almeno 300.000 firme in almeno 3 Stati membri e suggerisce che la Commissione esamini l'ammissibilità dell'iniziativa una volta presentata la richiesta da parte dei cittadini. Essa fissa inoltre un limite di tempo di un anno per raccogliere le firme e lascia alla Commissione quattro mesi per esaminare un'iniziativa e decidere come agire.

Può darsi ed è auspicabile che non sia necessario percorrere questa strada lunga e difficile perché, come ha rivelato “Der Spiegel” il 5 settembre, si pensa addirittura alla definizione di un nuovo trattato, parallelo a quello di Lisbona tra i Paesi che condividono l'euro, che ad oggi sono 17 su 27. In tal caso è importante rassicurare gli altri Paesi europei, ancora non facenti parte della zona euro, che non si vuole creare un’Europa a due velocità.

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