Come umiliare i lavoratori e ostacolare il corso della giustizia!

Dopo l'ormai famosa lettera di Trichet a Berlusconi in cui si dice che la Bce s’impegnava ad acquistare titoli italiani in cambio di una manovra del nostro Governo che anticipasse il pareggio di bilancio al 2013 e rilanciasse la crescita, ci si aspettavano dalla manovra, in corso di approvazione, delle risorse che aiutassero le piccole medie imprese, a investire e innovarsi per superare questo difficile momento di crisi. Nulla di ciò è stato fatto e tra tagli alle spese e nuove tasse, se nulla cambierà, durante il già tormentato cammino di questo decreto pieno di emendamenti, presentati dagli stessi artefici della maggioranza di governo, l'economia non ripartirà e le imprese si troveranno ancora più in difficoltà. Per far fronte a questa situazione, cosa decide il ministro del lavoro Sacconi? Infila dentro tra i vari emendamenti una norma che consentirà in futuro, in determinate condizioni, alle aziende, di licenziare, aggirando così l'art. 18 dello statuto dei lavoratori e la stessa costituzione. In pratica si cerca di proseguire con il progetto di riforma che era in discussione alla Camera, che prevede che il datore, qualunque sia la dimensione dell'azienda, possa licenziare per giustificato motivo oggettivo, per motivazione economico-organizzativa, senza alcun onere della prova. La riforma prevede l'introduzione di una causa di licenziamento individuale, che non può essere sindacata dai giudici del lavoro, e che dunque fornisce un pretesto, una libertà di licenziamento de facto nelle aziende che hanno più di 15 dipendenti. Quali sono le motivazioni per cui "un ministro" che dovrebbe difendere il lavoro si fa promotore di tali iniziative? E' ancora il caso che il "ministero del lavoro" abbia questa denominazione? Non sarebbe meglio chiamarlo "ministero della disoccupazione"? L'art. 1 della costituzione recita: " L'Italia è una Repubblica democratica, fondata sul lavoro", ecc.. Ma non è finita, perchè durante un intervento alle ACLI, sempre il ministro Sacconi, si è scagliato contro i "bastardi anni 70" (http://multimedia.lastampa.it/multimedia/in-italia/lstp/76645/), cioè quegli anni in cui è stato firmato lo Statuto dei Lavoratori" (legge n. 300 del 20 maggio 1970); dal pubblico che rumoreggiava e fischiava di fronte a tale "indecente" affermazione", si è levata una voce che gli ha dato del "fascista". Un tale ministro che agisce contro il lavoro e i lavoratori non dovrebbe sentire la necessità di dimettersi, visti i risultati?



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Non siamo a Pasqua, eppure almeno le sorprese non le fanno mancare; infatti un altro “colpo di mano” si sta consumando nel silenzio generale; c’è in corso un blitz con cui il governo sta, di fatto, cancellando una serie di procure della Repubblica, smantellando così i principali presidi della lotta contro l’illegalità e il crimine. "L’informazione", però, salvo pochissime eccezioni, ha sinora sottovalutato la portata devastante di questo colpo di mano, il cui successo rischia di essere facilitato dal silenzio da cui è circondato.



Tale “colpo di mano” è contenuto in un emendamento alla manovra, presentato il 2 settembre, sul riordino della geografia giudiziaria.



Non si sta discutendo sull’opportunità di un riordino, di cui noi tutti siamo d’accordo. Il problema è che qui c’è la previsione di un accorpamento delle Procure indipendentemente dall’accorpamento dei tribunali.



Ciò significa che possono rimanere i Tribunali ma spariscono le Procure. In concreto, le Procure che resteranno dovranno gestire anche altri circondari. Ma questo significa smantellare il principale presidio del controllo di legalità. Dove c’è un tribunale, lì deve esserci una Procura, perché l’idea di un procuratore e dei suoi sostituti che devono seguire contemporaneamente più procure significa indebolire fortemente la fase delle indagini. Dal momento che il nostro codice prevede che il procuratore possa acquisire notizia di reato anche direttamente, come fa se non sta in quel territorio?



Ci sono altri aspetti inquietanti in quell’emendamento; infatti hanno scritto che la Procura accorpante dovrà garantire le funzioni requirenti in altri uffici ma hanno omesso di citare le funzioni inquirenti. Com’è noto il procuratore svolge da noi un doppio ruolo, e quello concernente le attività investigative è appunto il ruolo inquirente. Insomma non ci sono più le Procure e non c’è più nemmeno nessuno per fare le indagini.

Ci si chiede se è possibile modificare questo emendamento in Parlamento e la risposta non può che essere una sola. E’ un problema di volontà e di numeri che lasciano poca speranza a meno di un ripensamento della Lega e di qualcuno della maggioranza, perché in commissione è stato votato da tutta la maggioranza, compresa la Lega che ha fatto della sicurezza la sua bandiera e poi ha votato a favore della cancellazione dei presidii della sicurezza. Il Pd, il Terzo polo e IDV sono sulla stessa linea, ma se il governo insisterà, avrà i numeri per approvare quest’ulteriore "smacco" alla legalità. Fuori dal Parlamento, credo che magistratura si accinga a prendere posizione. Fino ad ora sui giornali di questo scempio si è parlato troppo poco. Spero che ora si sveglino dal letargo, perchè viceversa è chiaro che l'accorpamento delle procure consentirà ad avvocati furbi e ben pagati di trovare sempre un cavillo che facendo leva sul requisito della territorialità potrà ostacolare e allungare i procedimenti giudiziari e d’altro canto in un parlamento dove siedono inquisiti e condannati cosa ci si può aspettare di buono?

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