I fondi europei per il prossimo settennato 2014-20

Il fiume di denaro che l'Italia non è in grado di usufruire e quello relativo al fondi europei. Più volte si legge sulla stampa che molte regioni italiane non sono in grado di spendere i fondi messi a disposizione dall'Unione Europea e che a volte devono perfino restituire le somme a loro erogate. Il 2012 rappresenta un anno fondamentale per l’avvio della futura programmazione europea 2014-2020: le regioni saranno chiamate a riflettere su quali settori strategici, previsti dai regolamenti, sarà necessario intervenire con la politica di coesione. Molti gli elementi di condivisione e di criticità finora espressi sulla proposta europea nell’ambito della conferenza Stato-regioni.
All’Umbria, quale membro della commissione Coter del Comitato delle regioni d’Europa, è stato affidato il compito di esprimere un parere sul regolamento generale relativo della nuova stagione comunitaria.

Relativamente al quadro finanziario comunitario 2014-2020 proposto della Commissione, su cui si è aperta la fase negoziale sul bilancio europeo per il dopo-2013 che si concluderà entro il 2012, si evidenzia una sostanziale riconferma delle risorse previste, se ricalcolate sui prezzi 2011. Infatti, rispetto alla dotazione attuale pari a 864,3 miliardi per il periodo 2007-2013, la proposta per il prossimo settennio è di 1.025 miliardi di euro corrispondente, come nell’attuale fase di programmazione, all’1,05 per cento del reddito nazionale lordo dei 27 Paesi U.E. Di queste risorse 376 miliardi di euro sono stati destinati dalla Commissione agli investimenti negli strumenti della politica di coesione, pari al 36,7 per cento dell’ammontare complessivo. La somma è stata ripartita per 162,6 miliardi di euro per le regioni della convergenza; 38,9 miliardi di euro per le regioni in transizione; 53,1 miliardi di euro per le regioni della competitività; 11,7 miliardi di euro per la cooperazione territoriale e 68,7 miliardi di euro per il Fondo di coesione. Le risorse comprendono anche 40 miliardi di euro per una nuova struttura di collegamento dell’Europa (Connecting Europe Facility) progettata per incentivare gli investimenti nei trasporti, nell’energia e nelle tecnologie informatiche.

Secondo questa previsione, le regioni dovrebbero vedere riconfermati gli attuali stanziamenti, anche se ci sarà una differente ripartizione delle risorse tra i fondi Fesr e Fse, con una leggera prevalenza del secondo fondo sul primo. Il Fondo sociale europeo rappresenterà, infatti, almeno il 25 per cento del pacchetto per la coesione per le regioni convergenza, almeno il 40 per cento per le regioni in transizione e il 52 per cento per le regioni delle competitività.
Per quanto riguarda il Fesr si potrà avere una concentrazione delle risorse nei settori prioritari dell’efficienza energetica e fonti rinnovabili, dell’innovazione e del miglioramento della competitività delle piccole e medie imprese, di cui almeno il 20 per cento per l’energia.

A partire dal prossimo anno le regioni saranno chiamata ad approfondire alcune questioni strategiche, a cominciare dal tema dell’integrazione tra fondi (programmi regionali plurifondo), come strategia integrata di sviluppo del territorio, frutto di un ripensamento delle logiche d’intervento settoriali dei due Fondi. Riuscire a cogliere le potenzialità di questa integrazione sarà la sfida che regioni e amministrazioni centrali, in quanto da questo dipenderà il successo della nuova programmazione, anche nell’ottica della semplificazione delle procedure gestionali con il fine di ridurre gli oneri burocratici e le spese amministrative. La sinergia tra i fondi può effettivamente fare la differenza in termini di efficacia delle politiche territoriali. Tutto ciò potrebbe inoltre garantire un maggior coordinamento dei fondi strutturali (Fesr e Fse) con il Feasr, alla luce e nel rispetto del rafforzamento della dimensione territoriale della politica di coesione, prevista anche dal Trattato di Lisbona.

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