Alla ricerca dell'equità e dello sviluppo!

Finalmente è sceso in campo Draghi della BCE per denunciare una situazione pesante da tempo ma che le ulteriori " troppe tasse" derivanti dalla terza manovra di correzione dei conti, dopo le due del governo precedente di Berlusconi e Tremonti, hanno bloccato l'economia e messo in ginocchio tante famiglie italiane. Di conseguenza niente ripresa e "Draghi ha affermato che servono misure urgenti per la crescita". Il guaio peggiore deve arrivare perchè non si sono ancora riversati sui bilanci familiari gli effetti delle altre tasse derivanti dall'IMU, dall'IRPEF regionale e comunale, delle denunce dei redditi e le misure prese per portare nel 2013 l'Italia al pareggio di bilancio.
 
In tanti hanno cantato e suonato la stessa musica, e nello spartito ci sono anche le mie modeste righe di denuncia, ormai da qualche mese attraverso queste mail. Ma chi deve interpretare e suonare queste note, fin'ora ha fatto orecchie da mercante perchè si è continuato a ripetere che non ci sono le risorse per investire in lavoro e crescita. Ma viene spontaneo chiedersi: "come mai si è lasciato che si pagasse solo un ulteriore 1% agli esportatori di capitali, poi fatti rientrare con la generosa concessione,del 5% fatta dal governo precedente, anziché il 30-35%? Su 100 miliardi fatti rientrare, si sarebbero recuperati altri 30-35 miliardi di euro. Non si dica agli italiani che non si sarebbero rispettati i patti sottoscritti con gli evasori ed esportatori illegali, perchè lo scudo fiscale così com'era stato concepito fin dalle sue origini è contro l'articolo 53 della Costituzione: "Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. - Il sistema tributario è informato a criteri di progressività". Inoltre mancano all'appello altri 70-80 miliardi da recuperare dai depositi "clandestini" nelle banche Svizzere, degli italiani, di circa 200 miliardi; dato emerso da un'indagine compiuta da "Report" e trasmessa in uno degli ultimi mesi di l'anno scorso e su queste possibile recupero si aspetta sempre che si pronunci l'Europa che dovrebbe dare un'indicazione univoca a tutti i paesi europei; data l'urgenza nel reperimento delle risorse ci si aspetterebbe una certa sollecitudine e intanto l'Inghilterra, forse stanca di aspettare o perchè è sempre andata, tra i 27 Paesi  dell'Europa, per la sua strada, ha già firmato un accordo con il governo di Berna che farà pagare il 41% di tasse sui quei capitali inglesi esportati illegalmente e depositati nelle banche svizzere.

 
Draghi ha detto, in un'audizione al Parlamento europeo che, la situazione dei mercati  "è migliorata" dall'inizio dell'anno, ma i Paesi della zona euro adesso hanno bisogno di misure strutturali per far ripartire la crescita, sottolineando che un consolidamento fiscale "basato solo sull'aumento delle tasse è certamente recessivo", anche se più facile, soprattutto in un momento "di grande urgenza e di estrema tensione". Draghi ha evidenziato poi come le divisioni politiche in seno all'Ue "non sono una buona cosa per l'euro". Ma si è detto fiducioso che "le differenze iniziali vengano superate e che possa essere raggiunto un accordo" per rafforzare l'unione monetaria.
La cancelliera Angela Merkel, ha accolto con favore le parole di Draghi, sottolineando che l'obiettivo deve essere raggiunto "attraverso riforme strutturali". La sintonia della coppia dei Super-Mario, quindi, per una volta non è del tutto sincrona, almeno nei tempi, sullo schema migliore per affrontare i prossimi difficili mesi. Con i possibili smottamenti politici dietro l'angolo in Francia e Olanda, e con una Spagna che dà segni d'impazienza, la strategia del rigore incentrata fino ad ora sull'asse Sarkozy-Merkel  rischia di vacillare, vanificando i sacrifici fin qui fatti e rompendo faticosi equilibri politici.
Il peso fiscale in Italia aumenta costantemente, ma Monti sostiene che "il rigore porterà gradualmente a una crescita sostenibile e al lavoro", e l'Italia deve cambiare "alcuni modi di pensare e di vivere". Un invito che arriva mentre aumenta, assieme a quello dei partiti, anche il pressing delle parti sociali. "Monti non sta facendo un buon lavoro perché ha annunciato un programma di rigore, equità e crescita, e vediamo solo il rigore", ha affermato il segretario della Cgil, Susanna Camusso. Una critica non nuova né inaspettata. Si dev'essere del tutto privi di vista ed olfatto per vedere e capire che in queste manovre finora c'è stata poca equità.
Stride maggiormente con la linea del premier, anche la posizione della Bce. Nonostante le misure anti-crisi messe in atto da Ue, Fmi e Bce, i più recenti indicatori sono "ambigui", avverte Draghi: segnalano alta incertezza sulle prospettive di ripresa. I Paesi dell'Eurozona con i conti non in regola "devono continuare a fare correzioni di bilanci strutturali", afferma Draghi. Proprio la Bce ha ricordato che il contagio di Italia e Spagna nel 2011 si è originato proprio a partire dai "problemi di sostenibilità di bilancio". Ma "un consolidamento fiscale attuato solo attraverso l'aumento delle tasse è sicuramente recessivo".
Di fronte alle recessione che peggiora e minaccia di riverberare proprio sui deficit, la linea della Bce trova paradossalmente una sponda in François Hollande, l'avversario di Sarkozy e favorito alle presidenziali francesi: "senza crescita l'Europa non potrà uscire dalla crisi", dice il candidato socialista promettendo che, se conquisterà l'Eliseo, il giorno dopo invierà una lettera ai partner Ue per sollecitare misure pro-crescita. La cancelliera Merkel ha fiutato l'aria da un pezzo ed è già sulla difensiva: è "falso", dice il portavoce del governo tedesco Steffen Seibert, che la Germania chieda solo rigore: "i due pilastri sono sempre stati la disciplina di bilancio e la crescita".
Come canne al vento che si piegano nella direzione in cui soffia, anche una rigorista come la Merkel, ha capito che se vince Hollande deve cambiare spartito anche lei; speriamo che finalmente ci sia un'accordanza comune e non delle note stonate come quelle sentite fino ad oggi.  
 

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