La politica sobria del premier Monti e i problemi irrisolti.

Fa parte del senso comune riassumere la situazione in cui si trovano  molti  italiani con la locuzione: "siamo arrivati alla frutta", ma a dire il vero per molti di essi, con la sola politica del rigore, è finita anche quella e molte imprese hanno chiuso i battenti, i pensionati e dipendenti sono molto più poveri, abbiamo migliaia di precari e tanta disoccupazione; un vero default sociale. Adesso, con molta tristezza siamo costretti ad assistere anche a immagini umilianti, per la dignità della stessa persona - costretta dalla "necessità" a compierle, legate alla ricerca di cibo nella spazzatura. Questo è ciò che capita e si vede ormai quotidianamente nelle grandi città. Tutto ciò perchè è stato impossibile per il premier Monti, tassare i capitali esportati illegalmente all'estero, così com'è stato difficile convincere un generale, messo a capo del ministero della difesa, (come mettere una volpe a guardia del pollaio), di tagliare i costi nel suo ambito e rinunciare  al totale acquisto, o dimezzarne il numero, dei caccia F 35 , solo per citare qualche esempio (ogni F 35 costerebbe 120miliani di dollari e quel che è peggio, il costo, per la sua manutenzione, è altrettanto elevato e c'è lo ritroveremo sul gobbo per gli anni a venire). 
Ma mentre i risultati per la politica del "rigore liberista" non ci ha colto di sorpresa per i formidabili risultati economicamente ottenuti, facilmente prevedibili (di certo non con il senno del dopo, ho molto disquisito in passato su questaq politica del solo rigore sbagliata), è con "piacevole" sorpresa scoprire che il Premier, appena sceso in politica, lavora per disarticolare il PD, un partito che ha sostenuto il suo governo "con lealtà e coerenza anche nei momenti e nelle condizioni più difficili". Ecco un raro esempio di "sobria slealtà" che sta emergendo in Lui con l'inizio della campagna elettorale e, come dicono i suoi, alla fine "conteranno i voti". Con le fresche e giovani figure di primo piano,  di cui si è circondato, che vanno da Casini a Ichino e Montezemolo, fatta la somma, i sondaggi li danno al max al 15%. Poichè chi ama l'Italia spera che non vada oltre, alla fine  aprirà gli occhi e smetterà di pontificare. Ma che cos'è il lavoro per il prof. Monti? Ricorda l'articolo 1 della costituzione?  La ministro Fornero, con la riforma del lavoro, aveva detto che i tipi di contratto di lavoro da 46 sarebbero scesi a 8, ma a parte l'accanimento per la modifica dell'art.18 che avrebbe dovuto fare crescere l'occupazione, questi sono rimasti 46 e il senatore Ichino, accortosi di essere rimasto solo a difenderla,  ha deciso di cercare rifugio presso chi aveva voluto insieme a lui, questa inutile e per certi aspetti dannosa riforma che ha bloccato il mercato del lavoro. Il presidente della Confindustria Squinzi, l'aveva definito "una boiata".  
Il comportamento di  responsabilità e condivisione dei sacrifici degli italiani hanno finora salvato l'Italia, ma aspetta il prof. Monti che il popolo italico esausto scenda in piazza come è avvenuto in Grecia e Spagna, con i suoi atteggiamenti molto di parte e a volte inopportuni? Il rigore morale dovrebbe essere importante più o quantomeno uguale a quello finanziario, ma i suoi atteggiamenti recenti ci dicono che "il primo" per Lui non è prioritario, così si è dovuto intervenire per impedirgli che si ripresentasse davanti alla telecamera RAI, il prossimo 6 gennaio e il presidente della commissione di Vigilanza Rai "Zavoli" durante la seduta del 3 c.m., convocata per approvare la delibera sul regolamento di attuazione della par condicio per il servizio pubblico, ha affermato: Mario Monti in Rai,  "Un atteggiamento recidivo e inquietante. Sgarro grave alla par condicio". La cosiddetta "agenda" Monti, che sa' di regalo agli italiani d'inizio anno e che ha lo stesso "sapore" del calendarietto profumato che un tempo i barbieri davano ai propri clienti, non fa più alcun riferimento a strumenti che in Italia abbiano qualche relazione con il fine e l'utilità sociale. Il Premier tecnico ha imparato presto a dare di sè  "il meglio" di certi "politici" nostrani, fissando la sua immagine davanti a ogni  telecamera RAI, oltre il tempo a lui spettante e in tutte le zuppe mediatiche.
Intanto non ci rimane che volgere lo sguardo verso  "mamma Europa", sperando che da lì arrivi qualche segnale di speranza per rilanciare "la crescita" che sarebbe l'unica manovra oggi necessaria, ignorata a lungo  dal governo dei tecnici troppo ossessionati dal solo "rigore", rivelatosi un formidabile autogol per la gran parte degli italiani, che ci aiuti a uscire dalla recessione che quest'anno porterà altra disoccupazione. Dal 2013, chi sarà al governo si troverà di fronte una montagna di debiti e dovrà gestire grandi problemi lasciati in eredità dai due precedenti governi, fra i quali quello legato all'impegno preso con l'Europa del cosiddetto "fiscal compact", cioè il rientro dal debito pubblico che oggi è di 2014 miliardi di euro, nel parametro di  Maastricht che prevede un debito non oltre il 60% del PIL. Ciò significa che oltre agli 85 miliardi di interessi pagati annualmente per il debito, dovremo rispettare innanzitutto, l'obbligo del pareggio di bilancio e una riduzione colossale del debito pubblico per un ventesimo della quota che supera il 60% del PIL per ciascuno dei prossimi 20 anni. Le nuove generazioni, ai quali è stato rubato il futuro, ringraziano per la dote che lasciamo loro in eredità! In soldoni, il Fiscal Compact prevede che i Paesi aderenti riducano il proprio debito pubblico portandolo al 60% del PIL e che il rapporto deficit/PIL rimanga sotto il 3% annuo, in caso contrario partiranno delle sanzioni nei confronti dei Paesi che non rispetteranno i vincoli fiscali. L’Italia ha un debito pubblico che, grazie alle manovre di Mr. Monti, ha superato abbondantemente la soglia del 120% rispetto alla ricchezza che la nazione riesce a produrre. Per arrivare ai parametri imposti dalla Germania nel Fiscal Compact saremo costretti a tagliare il nostro rapporto debito/PIL del 3% ogni anno per 20 anni. Come si fa a ridurre il deficit? Semplicemente tagliando e nello stesso tempo imponendo manovre aggiuntive di oltre 45 miliardi l’anno, ovvero mettere nuove tasse e al tempo stesso, si spera che finalmente  ci si metta a produrre per favorire la crescita. Ecco come cambierà la nostra vita il nuovo trattato: "altre lacrime e sangue"!
C’è però un “piccolo” problema a cui si sfugge, lo stesso problema che un tale Arthur Laffer spiegò a  Ronald Reagan all’inizio del suo mandato nel 1980: se togli i soldi dalle tasche dei cittadini con una tassazione eccessiva e li lasci senza un lavoro, questi non avranno fisicamente la liquidità per gli investimenti e di conseguenza, lavorando di meno, contribuiranno di meno. Questo semplice principio economico viene spiegato in tutte le università del mondo a tutti gli studenti di economia ed è conosciuto come “curva di Laffer”. E' capitato anche a me da studente di economia, ma è un concetto talmente semplice ed istintivo che basta "il buon senso" per capire che senza soldi in tasca si bloccano i consumi e quindi "la domanda" e stranamente nonostante i pochi acquisti, l'inflazione è aumentata del 3%.  Pertanto è facile pensare che i vincoli di bilancio non consentiranno alcuna crescita e che di conseguenza sarà molto difficile ridurre il rapporto debito/PIL. Se ci si aggiunge che con l’entrata in vigore dell’ESM ci siamo indebitati per versare i 125 miliardi che poi l’ESM ci ripresterà imponendoci le misure di politica economica, gli obiettivi che “Frau Merkel” vuol farci raggiungere sono matematicamente impossibili. E questo i tecnici lo sanno benissimo. Mr. “Goldman” prof. Mario Monti dovrebbe conoscere bene la curva di Laffer e probabilmente l’avrà anche insegnata, forse con una certa riluttanza, considerato che la sua dottrina liberista è a senso unico e non prevede altre vie d'uscita. Con tasse e recessione come sarà possibile garantire la puntualità dei pagamenti? Semplicemente basta svendere le risorse che l'Italia ancora possiede; fanno gola alla finanza internazionale le italiane Eni, Enel, Finmeccanica, Poste etc., ma c'è il fondato timore  che la svendita dei nostri beni non sia sufficiente a placare "l'ingordigia finanziaria” che, per dirla con le parole del Sommo Poeta:
"ché questa bestia, per la qual tu gride,     
non lascia altrui passar per la sua via,
ma tanto lo 'mpedisce che l'uccide;
e ha natura sì malvagia e ria,
che mai non empie la bramosa voglia,
e dopo 'l pasto ha più fame che pria".
I nuovi trattati internazionali sono destinati a cancellare lo Stato sociale, e se sarà perseguita la privatizzazione di ogni servizio, si otterrà lo stradominio delle èlite finanziarie e bancarie. La politica è commissariata ed è sotto il ricatto dello spread, di speranze ce ne sono davvero poche, è a rischio la nostra cultura e la nostra civiltà.
Se prima avevamo dei dubbi sulla efficacia della terapia del governo tecnico, per curare l'ammalata "Italia", adesso dobbiamo temere che la cura sarà lunga e dolorosa per anni. Ma occorrerà cambiare metodo e indirizzo e se Bersani del PD andrà al governo del Paese, (sarebbe l'unica valida soluzione e la speranza è l'ultima a morire), si troverà difronte a enormi problemi, la cui soluzione dovrà assolutamente cercare di evitare questa "deriva". Frau Merkel si sta rivelando una "politicante" come tanti altri e non è certamente una figura da catalogare fra gli statisti europei, perchè antepone il problema della sua rielezione a quelli legati all'avvenire dell'Europa. La stessa Germania, per risparmiare, è arrivata al punto da spedire, soprattutto nei Paesi dell'Est Europa, (la parola più appropriata sarebbe: "deportare"), le persone anziane che hanno bisogno d'assistenza.  
E' da molto tempo che si parla dell'introduzione degli eurobond, che in questo momento sarebbero utili per fare investimenti per il rilancio dell'economia in Europa e soprattutto nei Paesi oggi in crisi. Secondo uno studio pubblicato in questi giorni, il numero dei disoccupati nell'Eurozona salirà nell'anno in corso a quota 20 milioni. E' un record storico, ben superiore al totale dei disoccupati dell'anno scorso nell'area della moneta unica era di 18,7 milioni, e rappresentava già il livello più alto mai raggiunto dopo il varo dell'euro, mentre nel 2010 i senza lavoro erano 15,9 milioni di cittadini dell'eurozona.
La scelta in assoluto più utile potrebbe essere l’emissione di titoli di debito pubblico europei; esistono a proposito due varianti, la prima è quella dei così detti project bond, titoli di debito europei emessi per finanziare grandi investimenti (si potrebbe trattare delle classiche infrastrutture delle comunicazioni, ma anche per esempio di progetti di riqualificazione ambientale – si pensi per esempio allo stabilimento Ilva di Taranto – o di progetti di riconversione industriale di settori poco competitivi); la seconda è quella dei così detti Eurobond, titoli che servirebbero a “mettere in comune” o per meglio dire a “mutualizzare” una parte del debito pubblico dei Paesi dell’Eurozona (che per esempio potrebbero conferire in un meccanismo comune il debito che eccede il 60% del proprio prodotto interno lordo). La prima alternativa è quella meno efficace e sta procedendo abbastanza a rilento (a fine 2012 è stata lanciata la fase pilota con ritardo; tali emissioni più che un mutamento di contesto sembrano suggerire un potenziamento dell’attività già svolta dalla Banca Europea degli Investimenti; forse si tratterà di un passo utile, non del cambio di passo necessario), la seconda alternativa potrebbe rappresentare il più grande salto di qualità per l’Unione Europea (più realisticamente dell’Eurozona) verso la federazione e potrebbe rendere definitivamente sostenibile il debito di Paesi come Italia, Spagna, Grecia e Portogallo. Se l’Eurozona venisse considerata dai mercati un debitore unico, sarebbe probabilmente percepita come un soggetto molto più virtuoso di altri “giganti” come il Giappone (con il debito superiore ai 10milia miliardi di dollari - più del doppio rispetto al PIL)  e gli Stati Uniti (16.400 $), che hanno debiti maggiori in assoluto ed in relazione al prodotto interno lordo; purtroppo per il momento i veti alla mutualizzazione del debito pubblico dei Paesi dell’area euro (in primis quello della signora Merkel) appaiono insormontabili e nella migliore delle ipotesi qualcosa si muoverà solo dopo le elezioni tedesche del 2013. L'unica strada d'integrazione europea intrapresa è quella del settore bancario con il controllo delle banche principali dei Paesi europei da parte della BCE, ma senza una politica fiscale a livello europeo, oggi ogni altra considerazione risulta vana e non ci rimane che assistere, fino al giorno delle elezioni e speriamo non oltre, a certe "lezioni con "molto stile e prospettiva" del Premier e alle sue "contumelie" tipo: "non c'è più destra e sinistra" e "zittire i conservatori dentro il PD". Così siamo costretti ad annotare che il professor Monti , con il suo piglio autoritario, sta facendo concorrenza alla folta schiera dei politicanti nostrani!

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