La manovra di Monti - cosa si sarebbe potuto fare!

Si è tanto parlato della manovra che avrebbe messo insieme 43,5 miliardi di euro, manovra giudicata da molti, inclusi alcuni politici dello stesso partito di Berlusconi, iniqua e il PD aveva incluso al suo primo punto della contromanovra, una tassazione del 20% che sarebbe stato in fondo un recupero di denaro non versato dagli esportatori illegali di capitali, che sono stati fatti rientrare con un'apposita legge che ha richiesto soltanto il pagamento del 5% della somma esportata illegalmente, quindi di pura evasione, e fatta rientrare con la suddetta legge. C'è stata un'alzata di scudi contro questa iniziativa, adducendo addirittura ostacoli di natura costituzionale. Avrebbe dovuta essere dichiarata incostituzionale quella legge, perchè contro l'art. 3 e 53 della costituzione ((art. 3) ogni cittadino è uguale di fronte alla legge - (art 53) Tutti sono tenuti a concorrere alle spese pubbliche in ragione della loro capacità contributiva. - Il sistema tributario è informato a criteri di progressività.) e che aveva consentito agli evasori di farla franca pagando una bazzecola. Sembra che la montagna abbia partorito il topolino perchè alle fine la tassa prevede un aumento di un insulso 1,5% e un ulteriore 0,4% negli anni a venire per mantenere l’anonimato. Ma se si impone una tassa per mantenere l’anonimato come si fa a combattere l’evasione? Che calcolo è stato fatto dietro a questa aliquota? Applicando la Costituzione, si sarebbero potuto ricavare, dai 100 miliardi rientrati (qualcuno ha scritto 150), altri 25-30 miliardi di euro oltre ai 5 prelevati precedentemente.

Qualcuno afferma che all'estero sono state applicate aliquote simili a quelle applicate in Italia. Quest'affermazione non è vera e si aggiunge alle tante menzogne regalate a piene mani agli italiani da una parte di alcuni politici nostrani.

INFATTI se si va a guardare cosa hanno fatto, a suo tempo, gli altri Paesi e da dove è nata questa iniziativa, costateremo che il tema della fuga dei capitali nei paradisi fiscali e dei patrimoni "off shore" è molto vivo da tempo in tutto il mondo, ma con la crisi dei mutui subprime che ha messo in ginocchio l’intero Occidente, i graduali provvedimenti dell’Ocse contro i buchi neri della finanza globale sono stati accompagnati da campagne nazionali sempre più accese ed efficaci. In questo contesto si inquadrano gli scudi fiscali dei diversi Stati, va però evidenziato che si tratta di provvedimenti di "regolarizzazione" che possono essere molto diversi tra loro. Un confronto fra lo scudo fiscale italiano e quello britannico può rivelare, ad esempio, enormi differenze.

Nel Regno Unito, il Tesoro ha proposto il proprio scudo fiscale come l’ultimo, concesso agli evasori britannici. Lo scudo fiscale di là dalla Manica prende il nome di New Disclosure Opportunity (Ndo), per distinguerlo dal precedente Offshore Disclosure Facility (Odf) del 2007, e si è presentato da subito come l’ultima finestra per la regolarizzazione di conti e attività off shore non dichiarati al Fisco inglese.

In realtà le differenze con lo scudo italiano sono tantissime. Quello che il Tesoro britannico ha offerto ai contribuenti è, infatti, un lieve sconto sulla pena, una sorta di ultima possibilità. Non era previsto l’anonimato per coloro che vi hanno aderito, anzi si è richiesto ai contribuenti una dettagliata storia dei loro patrimoni all’estero.

In Italia si sono presi tutti capitali o asset sparpagliati nei paradisi fiscali (nella maggior parte dei casi in Svizzera) e si è imposta una sanzione secca del 5% (del 6-7% con la proroga): se si regolarizzavano 100 euro, si sono pagati al massimo 7 e si è risolto tutto, senza neanche dare i propri estremi al fisco.

In Gran Bretagna l’Ndo ha imposto il pagamento di tutte le tasse dovute anno per anno fino a un massimo di 20 anni e a queste ha aggiunto una sanzione del 10% degli asset in questione. Se inoltre il Tesoro aveva già segnalato il contribuente nel 2007, quando era stato varato il primo scudo (Odf), e questi non aveva regolarizzato la propria posizione, allora la sanzione si raddoppiava e passava al 20 per cento. Qualcuno ha calcolato che su 100 euro regolarizzati nel Regno Unito se ne sono pagati al fisco 44, che ovviamente è il 44% del capitale fatto rientrare. Se poi il Fisco britannico scopre delle irregolarità nelle dichiarazioni del contribuente, la sanzione (che si aggiunge alle tasse dovute) supera il 10% e si pone fra un minimo del 30% a un massimo del 100 per cento.

Anche in America la legge è stata applicata con molta severità; potete leggere penali e percentuale applicati, andando al sito (uno dei tanti): http://www.noisefromamerika.org/index.php/articoli/Lo_%22scudo_fiscale%22_americano

In Italia, l'ex ministro delle finanze aveva dichiarato in una intervista che quella percentuale (44%) era stata applicata sull'ammontare delle tasse non pagate, ma da questa fonte "certa" si evince che non è andata come da lui dichiarato.

Appare chiaro che si tratta di due provvedimenti completamente diversi. In Inghilterra si è applicata una legge equa, in Italia "NO"!

Dai capitali esportati illegalmente e depositati nelle banche svizzere, circa 200 miliardi di euro, si potrebbero prelevare altri 60 miliardi di euro. Bosterebbe stipulare un accordo con il governo di Berna, come hanno già fatto Inghilterra e Germania, senza dover aspettare la normativa europea, non prendendo impegni sul mantenimento dell'anonimato, che giustamente è contestato dalle istituzioni europee.

Una equa tassazione applicata a queste due "poste" avrebbe dato un gettito di 90 miliardi, ai quali si potrebbero aggiungere circa 5 miliardi ricavabili dall'asta delle frequenze televisive, altri ancora cancellando tutto o in parte l'ordine d'acquisto dei 131 caccia F 35, un altro miliardo, dimezzando l'uso delle auto blu. Si arriverebbe alla cifra di 100 miliardi che servirebbe a tagliare il debito pubblico di 50 miliardi, con un risparmio immediato di 3,5 miliardi di euro di interessi in meno da pagare e gli altri 50 miliardi per investirli subito in opere pubbliche, ricerca e sviluppo, scuola, cultura, nel salario minimo garantito con la riforma del mercato del lavoro, ecc.. Aspettiamo il premier Monti alla prova dei fatti, con la seconda manovra che dovrebbe servire a dare impulso alla crescita dell'Italia.

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