I fondi dell'U.E. per la povertà e la disoccupazione.

Nell'Unione Europea (dei 27 Paesi che ne fanno parte) vivono 502.503.966 persone. Di essi ben 80 milioni vivono in povertà, la maggior parte sono donne, di cui 20 milioni sono bambini; 8% della popolazione attiva vive in povertà. 22% di quelli che lavorano sono a rischio povertà. Un quadro desolante se si considera che l'area europea è quella che gode di maggior benessere rispetto ad altre aree geografiche del mondo.

Così il Parlamento europeo ha preso l'iniziativa e vuole che la Commissione definisca le sue proposte per combattere la povertà nel quadro finanziario pluriennale 2014-2020. Vorrebbe dare un ruolo più importante alla convenzione della Piattaforma europea contro la povertà e l'emarginazione sociale.
A tal fine si sono incontrati a Cracovia più di 400 persone e i ministri dei vari Paese dell'U.E. hanno discusso degli obiettivi che si sono fissati. La Francia per esempio vuole ridurre il numero delle persone a rischio indigenza di un terzo entro il 2012. La Germania pianifica di far diminuire il numero di disoccupati di lungo periodo del 20% entro il 2020. E la Polonia aspira a tirare fuori da una situazione di povertà 1,5 milioni di persone entro dieci anni.

Rappresentanti di governo e le organizzazioni che hanno partecipato all'evento hanno cercato una soluzione per salvare dalla povertà almeno 20 milioni di persone entro il 2020. Secondo la definizione comunitaria, le persone sono considerate a rischio povertà quando vivono con un reddito inferiore del 60% del reddito medio familiare registrato nel loro Paese. Sebbene la lotta alla povertà sia responsabilità principalmente dei governi nazionali, l'Unione Europea può avere un ruolo di coordinamento attraverso la creazione di regole a livello europeo e mettendo a disposizione dei fondi.

Ogni anno 5 milioni di disoccupati e circa 1 milione di persone appartenenti a gruppi vulnerabili beneficiano del supporto diretto del Fondo sociale europeo (FSE), il principale strumento finanziario europeo a sostegno dell’occupazione e dell’inclusione sociale. Nel periodo di programmazione 2007-2013 sono stati stanziati oltre 10 miliardi di euro per progetti di lotta all’esclusione sociale, ulteriormente integrati dai finanziamenti nazionali. Il FSE cofinanzia progetti mirati di aiuto alle persone vulnerabili e svantaggiate più lontane dal mercato del lavoro (il cui accesso al lavoro è ostacolato da problemi quali la mancanza di formazione, la disabilità o la discriminazione) nonché ai disoccupati di lungo periodo, ai lavoratori più anziani e alle persone che hanno perso il lavoro.



Il FSE sarà adeguato al nuovo quadro di Europa 2020 per poter svolgere appieno il proprio ruolo nel garantire le competenze giuste per i posti di lavoro disponibili e nel ridurre la povertà anche attraverso volumi di finanziamento prevedibili. È opportuno garantire un accesso semplificato ai beneficiari, in particolare alle ONG e ai partenariati locali, attraverso piani di sovvenzionamento personalizzati. L’inclusione sociale e la riduzione della povertà è uno dei temi che si potrebbe proporre agli Stati membri da mantenere nel quadro del FSE per sostenere pienamente l’attuazione degli orientamenti integrati. È opportuno porre maggiormente l’accento sulla necessità di stanziare correttamente le risorse non solo per gruppi specifici, ma anche per determinate zone svantaggiate: in questo contesto, è opportuno rafforzare gli approcci integrati per combattere la povertà e consentire gli investimenti dei fondi in infrastrutture sociali laddove necessari per un’attuazione riuscita delle misure di politica sociale sostenute dal FSE. Il FSE potrebbe anche contribuire in modi innovativi al reperimento di maggiori risorse private a sostegno dell’inclusione sociale. Infine, si potrebbe chiedere agli Stati membri di identificare i gruppi a rischio di discriminazione e invitarli a destinare finanziamenti specifici ad azioni in questo ambito. L’azione del FSE nel campo dell’integrazione è attualmente completata dal Fondo europeo per l’integrazione dei cittadini dei paesi terzi (per i migranti) e dal Fondo europeo per i rifugiati.



Accanto al FSE, il programma PROGRESS mira a garantire che la politica sociale dell’UE continui a fronteggiare le sfide fondamentali. Esso contribuisce ad aiutare gli Stati membri a rispettare gli impegni presi in materia di creazione di un maggior numero di posti di lavoro di migliore qualità, di lotta alla povertà e all’esclusione, di garanzia di pari opportunità e di attuazione della legislazione sociale dell’UE. Il programma PROGRESS ha consentito di definire e di consolidare la cooperazione dell’UE in ambito sociale e si sta ora concentrando sulla promozione dell’apprendimento reciproco e delle innovazioni sociali.



L’UE e la Banca europea per gli investimenti (BEI) si sono impegnate a versare 100 milioni di euro ciascuna per lo strumento europeo Progress di microfinanza. Questo fondo mira ad erogare circa 500 milioni di euro in microprestiti nel prossimo decennio. La microfinanza è uno strumento importante di stimolo del lavoro autonomo e della creazione di microimprese e può svolgere un ruolo importante per promuovere sia l’inclusione sociale che la creazione di posti di lavoro. Il raggiungimento degli obiettivi di inclusione sociale dell’UE dipenderà anche dal funzionamento e dalla struttura presenti e futuri del Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR).

La natura dello svantaggio che colpisce le persone in situazioni di indigenza ed esclusione sociale è influenzata dalla zona in cui vivono e uno degli obiettivi fondamentali della piattaforma è garantire la coesione sociale e territoriale.

Post popolari in questo blog

RIGORE ma anche CRESCITA

Siglato un accordo di libero scambio tra U.E. e Canadà.

EUROPA: Agli Stati il rigore e all'Europa la crescita e il dinamismo!