Quando i comici si cimentano con la politica e la demagogia ha il sopravvento!

Con il piglio tipico dello sfasciacarrozze, si aggira nell'arena politica italiana un altro tribuno, un Grillo che fra le sue tante illuminate proposte avanza quella più lungimirante e dal sicuro imbatto emotivo. Ha dichiarato che "l'Italia deve uscire dall'euro" e tornare alla lira. Ha parlato di svalutazione del 40%, però ha aggiunto che sarebbe un bagno di sangue, quindi è legittimo pensare che per lui è più importante raggiungere lo scopo e non importa se l'Italia fallirebbe e saremmo tutti indistintamente poveri, (salvo coloro che hanno portato il denaro all'estero); non importa se per il  decennio successivo un Paese com'è l'Italia, che importa tutta la materia prima (siamo un Paese manifatturiero, secondo in Europa), non avrebbe denaro sufficiente per approvvigionarsi, se gli interessi da pagare sul debito schizzerebbero in alto, così pure l'inflazione e il debito pubblico e sarebbe molto più difficile reperire denaro sui mercati, sempre che qualcuno possa essere ancora disposto a concederci credito, e fuori l'Italia dall'euro anche l'Unione Europea avrebbe i giorni contati. Senza considerare l'impatto che una simile decisione avrebbe sull'organizzazione del lavoro legato a tutte le attività e problemi inerenti le procedure informatiche legate al ritorno alla lira. Ecco cosa succede quando un "comico" ruba la scena alla politica e si propone come il salvatore della Patria.

Ma le sorprese non sono finite, per avere consenso, non importa per cosa e da chi, invece è essenziale fare proseliti e per non farsi rubare la scena di primo attore "il comico" ha imposto ai suoi seguaci attivisti del "Movimento 5 stelle", di non andare davanti alle telecamere e di non rilasciare interviste. Lui ha sudato tanto per arrivare a certi traguardi quindi nessuno deve rubargli la scena.  Quando, l'altro giorno, ho letto la sua dichiarazione sulla mafia, ho subito pensato che questa fosse un’abile strategia di marketing elettorale ideata  per recuperare voti per il Movimento 5 stelle in Meridione. Avventurarsi in un simile dichiarazione, con la quale sostanzialmente sostiene che lo Stato è peggio della mafia, per cercare un ampio consenso in quella “zona grigia” che nel Mezzogiorno d’Italia ha permesso alla criminalità organizzata di proliferare e di trovare in una certa politica facile sponda, dimostra la sua grande superficialità è  irresponsabilità che non rassicura, perchè se il suo obiettivo è stato la conquista di voti, allora è un politicante peggiore di tanti altri. Un libro ancora caldo di stampa di Maria Falcone e Francesca Barra, dal titolo "Giovanni Falcone un uomo solo" (dovrebbero essere in tanti a leggerlo, soprattutto quelli che hanno dato credibilità alle sue parole irresponsabili, votandolo), potrebbe essergli di grande utilità. Questo Grillo che parla ha dimenticato che lo Stato siamo tutti noi, lui compreso.

Anni di lotta all’antimafia sarebbero ridicolizzati e si scopre amaramente che non sono serviti a nulla nè la morte di Falcone, nè di Borsellino e di tanti altri fedeli servitori dello Stato. Quella "cultura politica" che si è imbevuta di una costante opera di delegittimazione non solo dell’azione della magistratura ma, soprattutto, della continua e persistente giustificazione di persone e fatti che rientrano compiutamente nel “sistema” mafioso. Questa azione ha prodotto i suoi effetti ed è scivolata nel senso comune trasformando il sentimento verso la criminalità organizzata nella banalizzazione che in fondo la mafia è un atteggiamento “politico”, una delle molte forme di demonizzazione dell’avversario, inventata dal "sistema politico". A fare il tifo per lui si è scomodata perfino Mina; per intenderci e per informare quelli ancora non nati o dalla memoria corta e quelli che abitavano in un altro pianeta, Mina è colei che anni fa, da antesignana dell'evasione fiscale,
è fuggita in Svizzera per non pagare le tasse. 
Quale sia la motivazione, forse "l'insostenibile leggerezza dell'essere" (non quella di Milan Kundera), che l'ha portato  a considerare lo “Stato peggio della mafia” è una grave affermazione che è da condannare senza nessun tentennamento; io ho deciso di lavorare per questo Stato, di cui faccio parte, dando il mio modestissimo contributo, anche inviando questa mail  giusto per il dovere di informare e di invitare a riflettere.
So quanto lo Stato, per certi versi, sembri a volte distante dai cittadini e so quanto certi politici siano delegittimati (per usare un eufemismo). Non so però cosa vorrebbe dire vivere in un Paese senza uno Stato che garantisca i servizi, l’istruzione, il rispetto delle leggi e delle regole condivise. Migliorarlo dipende da noi!

Vorrei di più, molto di più. Mi impegno da anni per questo e mi chiedo se io stesso, non ho fatto abbastanza per migliorare lo stato di cose esistenti.  Però ci sono dei "limiti" e quando decidi volontariamente di superarli diventi automaticamente parte del problema. Grillo faceva il comico e quindi è portato a enfatizzare per mestiere e adesso temo che reciti le sue sceneggiate da cittadino arrabbiato per denunciare problemi, alcuni reali altri esagerati, per raccogliere consenso ma senza proporre alcunché. Quando parla, scalpita tanto e si muove come se stesse calpestando la scena di un teatro. Ma i problemi da risolvere sono tanti, non basta protestare e denunciare e non mi sembra che lui, da ciò che dice e fa, possa avere lo spessore politico e la capacità a risolverli, occorre soprattutto proporre. Stiamo attenti, di tribuni  ne abbiamo avuti già abbastanza.  Grillo è il rappresentante dell'antipolitica e non saprà trasformare la sua indole e le sue idee al servizio della collettività, facendo vera politica che vuol dire anche fare programmi condivisi con le altre forze politiche per poter formare delle maggioranze da mettersi al servizio dei bisogni della gente. Lui ha più volte dichiarato che non accetta accordi e apparentamenti con le altre forze politiche. Insomma appena il popolo, distratto da mille altri problemi e dalla legittima protesta per la difficile situazione che stiamo vivendo, glielo consentirà, lui vorrà governare da solo! Grillo non si accontenta del 7-8 %, ma fra le sue tante sparate avventate c'è anche quella della conquista del 95% dei consensi. Insomma lui non si accontenta di fare ridere il 7-8% degli italiani, ma da bravo comico e da persona generosa, per distrarli dalle difficoltà quotidiane,  vuole "farli ridere tutti fino alle lacrime".

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