Come reperire le risorse per lo sviluppo!

Il vecchio detto: " la lingua batte dove il dente duole" è sempre attuale, pensanso e scivendo del come reperire le risorse per la crescita. E' diventato un chiodo fisso anche per il numero uno del Consiglio europeo,  Van Rompuy, il quale ha spiegato in questi ultimi giorni che con un aumento di capitale da 10 miliardi di euro, la BEI (banca europea investimenti) potrebbe avere una capacità da 60 miliardi per nuovi prestiti su un’orizzonte temporale triennale, per un totale di circa 180 miliardi di nuovi investimenti. E anche in quest'ultimo periodo, dalla Commissione europea fanno sapere che "il principale lavoro in ambito comunitario è volto al rafforzamento della Bei". Su quest’onda, il giornale spagnolo El Pais, assilato dalla situazione economica del suo Paese, ha parlato di un “Piano Marshall” per la crescita economica da "circa 200 miliardi di euro". Facile che il riferimento fosse proprio al discorso di Van Rompuy sui nuovi sforzi della Bei.

Dalla Commissione europea si continua a rilanciare l’idea di utilizzare la Banca europea per gli investimenti (Bei) al fine di alimentare la crescita. Eppure, gli ostacoli non sono pochi. Nel corso del 2011 la Bei ha infatti comprato grandi quantità di titoli di Stato italiani e spagnoli, al fine di calmierare l’innalzata dei tassi d’interesse, schizzati al rialzo in seguito dell’incertezza degli investitori. Un’operazione che potrebbe essere un boomerang e un aumento di capitale, che dovrebbe essere approvato anche da Londra, sarebbe impresa molto ardua.

La Banca europea per gli investimenti è diventato uno dei protagonisti di questa fase economica. L’Unione europea ha però forse esagerato con l’ottimismo. Nel lungo dibattito fra austerity e crescita, che sta animando la discussione su scala globale, l’Europa continua a essere in ritardo. Nonostante i proclami, l’utilizzo della Bei come veicolo di investimenti rischia di essere presto lasciato da parte.

Uno dei motivi è che l’istituzione guidata dal tedesco Werner Hoyer si è imbottita di bond governativi dei Paesi periferici. In particolare, come evidenziato dall’ultimo bilancio d’esercizio, nel 2011 la Bei ha contribuito a sostenere Italia e Spagna. Non c’è stata infatti solo la Banca centrale europea (Bce) a correre in aiuto di Roma e Madrid. Il portafoglio titoli della Bei si è riempito di bond italiani e spagnoli. Se nel 2010 l’esposizione ai titoli italiani era di 1,385 miliardi di euro, nel 2011 si è passati a 2,547 miliardi. Allo stesso modo, se nel 2010 l’esposizione ai bond iberici era di 984,171 milioni di euro, nel 2011 si è chiuso con 2,905 miliardi. Di contro, è stata considerevole la contrazione sui titoli irlandesi, passati da 1,392 miliardi di euro a 116 milioni di euro nell’arco di un anno.

Il rischio concreto, spiegano diverse fonti bancarie, è che un ulteriore peggioramento della crisi possa impattare anche sulla Bei. "Se si deprezzassero ulteriormente i titoli di Stato italiani e spagnoli, la Bei dovrebbe agire immediamente per rimpolpare il proprio capitale". Un problema non da poco, considerata la particolare struttura della Bei. Infatti, secondo il suo statuto, ogni aumento di capitale può avvenire solamente con un voto unanime. E proprio quest’altro punto getta un’ombra di sconforto sulle ultime affermazioni del presidente del Consiglio europeo, Herman Van Rompuy, che ha parlato di un’aumento di capitale da 10 miliardi di euro al fine di spingere gli investimenti propedeutici alla crescita economica nell’eurozona.

La BEI può fare molto, ma gli ostacoli sono tanti", spiega un diplomatico. Il riferimento è al Regno Unito. Il voto di Londra all’interno della BEI ha infatti lo stesso peso di quello di Germania, Francia e Italia. "Basterebbe un voto contrario per fare deragliare l’aumento di capitale di cui ha parlato Van Rompuy". Ma, al di là delle dinamiche di voto, "il problema è che tutti i titoli di Stato detenuti dalla Bei, circa 24,5 miliardi di euro a fine 2011 (in aumento di circa 3,5 miliardi rispetto al 2010, ndr), posso rivelarsi un cattivo investimento se la crisi peggiora", spiega un analista. E questo, secondo le maggiori istituzioni economiche mondiali, è lo scenario più plausibile. Ritorno alla mia vecchia idea espressa su una delle mie mail precedenti: "perchè non fare arrivare i fondi, che finora la BCE ha fatto arrivare all'!% alle banche,(finora circa 1000 miliardi di euro), direttamente alla BEI? Trattati permettendo e nel caso modificandoli, si avrebbe un taglio dello spread e della speculazione finanziaria.

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