Occorre più Europa!

Quindici mesi ci separano dall’elezione europea e ci sono importanti obiettivi da realizzare: il consolidamento dell’unione bancaria, l’unione fiscale, l’unione economica, infine l’unione politica. L’Europa ha bisogno dell’Italia ed Essa ancora più dell’Europa. Adesso il Paese ha bisogno di un governo che sia stabile e ancora più "europeista, per poter dare un contributo positivo al raggiungimento di questi obiettivi e per salvare se stessa e l’avvenire dell’Europa. Dal risultato delle elezioni politiche, parrebbe che non possa nascere un governo stabile, che ci difenda dall’avanzata di profeti di sventura, ma adesso è anche il tempo in cui quelle forze politiche che hanno portato una ventata di "novità", si assumano le proprie responsabilità facilitando la formazione di un nuovo governo, che abbia i numeri necessari a garantire stabilità non solo all’Italia ma anche all’Unione Europea.
L’Europa è l’unica area geografica al mondo in cui è possibile dar vita a un soggetto politico democratico vero difensore dei diritti umani. La pace è il valore che distingue l’Unione Europea e deve rimanere l’obiettivo primario della sua politica estera. Nel Mali, la Francia ha dovuto intervenire per liberare quel popolo dalla criminale presenza di gruppi fanatici appartenenti a al Qaeda. Ecco dove l’Europa deve far sentire la sua voce e la sua autorevolezza in tema di diritti dell’uomo violati, come portabandiera di quei valori condensati nella parola "pace", valore costitutivo che definisce il significato storico dell’Unione Europea. Le minacce globali non possono essere affrontate con strumenti superati dall’esperienza amara delle guerre e dalla storia e cioè da strumenti puramente militari, né i singoli Stati della stessa Unione Europea, pur potenti, possono affrontare queste sfide. Occorre un cambiamento di mentalità e di mezzi, cioè l’adozione di politiche orientate al dialogo da parte d’istituzioni democratiche, com’è o come dovrebbe essere appunto l’Europa in grado di suggerire soluzioni adeguate e di agire. L’Europa, affinché faccia la sua parte con peso e determinazione, in questo inarrestabile processo di globalizzazione dell’economia e della società che cancella i confini preesistenti, su cui per decenni poggiava l’equilibrio delle superpotenze, deve correre più in fretta verso una maggiore integrazione delle Istituzioni e dell’economia. L’allargamento dell’UE realizzata nel 2004, con l’entrata di dieci nuovi Paesi, ha portato come sappiamo a 27 il loro numero, allargato verso Est, sottraendo molti di loro all’egemonia dell’URSS, durata decenni e ciò ha rotto antichi equilibri che poggiavano più sulla forza dell’oppressione che di una libera scelta democratica degli stessi. Questo processo ha allargato enormemente il concetto di appartenenza a un mondo ideale, come quello rappresentato oggi dall’Europa e un’ulteriore apertura ai Paesi dell’area balcanica, con l’ingresso della Croazia, alla quale seguiranno nel tempo altri Paesi di quest’area europea, già oggi in lita d’attesa, potrà portare ulteriori benefici al processo di pace in questa parte dell’Europa, martoriata per lungo tempo da conflitti fratricidi. Persino l’Azerbajan di recente si è dichiarata favorevole a un suo ingresso in questa nostra Europa, e certamente in termini economici, se ciò potesse avvenire, porterebbe dei vantaggi, per la ricchezza di gas e petrolio in questo Paese, ma un suo ingresso richiede tempi più lunghi, perché non è solo l’aspetto della convenienza economica che potrà essere presa in considerazione, ma altri parametri più importanti, come la maturazione di una vera democrazia in questo Paese. Prima di allora, altri progressi devono essere compiuti nell’attuale organizzazione degli Stati membri al suo interno e in ambito competenze in materia economica, che come ho citato sopra, richiede attribuzioni di piene competenze in materie importanti, come la stessa economia, la politica estera e tanto si parla di difesa e sicurezza, ipotizzando un esercito europeo, che dovrebbe essere strutturato non solo per compiti difensivi, ma anche per far fronte, tramite l’istituzione di corpi speciali, a compiti di difesa dei diritti umani, del mantenimento dell’ordine pubblico, che faccia da intermediazione fra le parti, e di aiuto e supporto nelle catastrofi naturali, che tanto allarme e preoccupazione suscitano, per lo stravolgimento del clima dovuto al riscaldamento del pianeta, causa delle attività umane.
Si parla anche di servizio civile europeo, cioè uno strumento per far crescere nei giovani il senso di appartenenza all’Europa e per stimolarli e sensibilizzarli nella loro partecipazione alla continua costruzione di una società più libera e democratica e per tenere vivo in loro i valori della solidarietà. Altro ancora potrà fare l’Europa nel settore dell’agricoltura, non solo all’interno, prestando più attenzione a questo mondo da cui provengono le derrate alimentari, proteggendo produzione e qualità, che hanno sempre caratterizzato questo settore, che ci contraddistingue nei confronti degli altri Paesi del globo, ma volgendo lo sguardo anche ai Paesi poveri, in modo da fornire tecnologia e risorse utili a farli crescere e renderli autosufficienti, in questo settore vitale alla loro stessa sopravvivenza. Così facendo, nel tempo, si darà loro la possibilità di avere un miglior accesso ai mercati dei Paesi sviluppati e si promuoverà nel loro stesso ambito l’occupazione, i diritti dei lavoratori e la difesa dell’ambiente. In loro stessi crescerà la consapevolezza che il territorio va protetto perché rappresenta la loro ricchezza e il loro avvenire. Quindi non solo "politica del rigore", che ha portato a nuovi disoccupati, non solo in Italia, e recessione, ma anche investimenti sulla ricerca e sulle nuove tecnologie, sulle fonti energetiche rinnovabili che creano nuovi posti di lavoro, con meno dipendenza dalle importazioni di gas, petrolio e carbone, a tutto beneficio dell’ambiente che oggi soffre per le troppe emissioni di CO2 che hanno portato a un riscaldamento del pianeta, e come conseguenza di tale sofferenza sempre più assistiamo a fenomeni atmosferici distruttivi. Questa è l’Europa di cui ha bisogno non solo l’Italia ma tutti i Paesi che ne fanno parte, l’America di Obama e il resto del mondo.

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