EUROPA - Una dimora, un nome.

Nonostante le grandi difficoltà di oggi e i grandi affanni dell’economia, può capitare a ognuno di noi europei, che abbiamo avuto o cercato le occasioni di percorrerla in lungo e in largo per lavoro o per diletto, curiosi e nostalgici del passato, di rimanere intrappolati in una grande ragnatela fatta di “memorie” dell’Europa che fu e di quella che vediamo oggi, sperando in un futuro migliore, alla luce di questa esperienza ormai decennale ed esaltante dell’Unione dei popoli d’Europa, che hanno lasciato per sempre alle loro spalle, secoli di odi, rancori e di lotte per la supremazia di un nazione sull’altra, perché questa era la logica dello Stato sovrano. Certamente in questo momento la nostra politica debole ha abdicato e in tanti scrivono che siamo stati “commissariati” dalla BCE (Banca Centrale Europa).

Ma ci sono degli obiettivi che tutti noi europei dobbiamo porci e sono legati al futuro dei nostri giovani. La fuga dei “migliori di essi” in campo sia scientifico che umanistico, verso gli Stati Uniti e altri Paesi europei, degli scienziati più promettenti, dei migliori architetti, dei nostri musicisti, (la recente riforma sulla scuola, ha lasciato dietro di se, in Italia, un deserto “della cultura e della conoscenza), in cerca di un futuro migliore, che abbandonano a volte anche l’Europa perché lì trovano ancora chi è disposto a investire nella ricerca. In alcuni settori importanti, giorno dopo giorno, la situazione si fa sempre più grave, ma la possibilità di rimediare esiste e lo stimolo deve venire proprio dalle istituzioni europee, che devono impegnarsi affinché le istituzioni culturali, i teatri, le librerie, non debbano lottare quotidianamente per la loro sopravvivenza, in un’Europa ancora opulenta in certi strati sociali. Occorre anche una grande opera di rieducazione e riclassificazione dei valori, per far sì che ad esempio, i giovani italiani non mettano nella loro scala delle preferenze, una puntata di “il grande fratello” al posto di una lezione di lingue o di musica o se quelli inglesi non decidano che Beckham precede Shakespeare e Darwin nella classifica dei tesori nazionali.

L’Europa deve ritrovare con maggiore slancio il suo spirito e il suo genio fatta da una diversità linguistica, culturale, sociale, che hanno sempre dimostrato di possedere una fertilità inesauribile e mi torna alla mente un verso di Shakespeare (piccolo teatro di Milano) “una dimora e un nome” che coglie uno dei caratteri che ci definiscono.



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