Finalmente un nuovo governo!

E' un governo tecnico o politico quello di Mario Monti? Alla domanda sollevata, più per strumentalizzazione che per necessità, soprattutto dalla parte che ha dovuto cedere il campo dopo aver sparso macerie durante il suo governo del Paese, semplicemente risponderei che si tratta di un governo formato da personalità della società civile, non condizionati da interessi di parte, chiamati al capezzale del letto dell’ammalato grave, reso in tale stato per mancanza d’idee, ma soprattutto per disinteresse del bene comune e per la mancanza di etica pubblica. Un nuovo governo che avrà l'appoggio di alcune forze politiche di questo stesso parlamento, il quale darà legittimità politica alle sue scelte, approvandole. Non un governo a tempo, come qualcuno vorrebbe, ma un governo che abbia a disposizione tutto il tempo necessario a portare la nave Italia in acque più tranquille, se necessario tutta l’intera legislatura che scade nel 2013.

In Italia di fatto s'è già visto che in questa crisi, invece che dibattere e adottare con convinzione misure da tempo necessarie, l'esecutivo dimissionario ha dovuto accettare che tali scelte fossero imposte da un "governo sopranazionale" europeo, perdendo tempo prezioso che avrebbe attenuato l'impatto della crisi sul Paese, e dando dimostrazione di "scarsa dignità" proprio mentre occorrerebbe un po’ di "patriottismo economico". E' stato il presidente del consiglio incaricato Mario Monti, a commentare l'attuale, delicatissima, fase politica ed economica per l'Italia.

Io vedo un aspetto positivo in questa “necessità” che potrebbe diventare “virtù”, nel momento in cui tutti i Leader della zona euro, decidessero che è tempo di avere un ministro europeo delle economie e delle finanze e questo sarebbe un importante primo passo per una maggiore integrazione europea.

La sequenza iniziata ai primi di luglio con l'allarme delle agenzie di rating e proseguita con tre manovre per complessivi 120 miliardi di euro, dibattiti parlamentari, riunione con le parti sociali, la reazione negativa dei mercati e infine la conferenza stampa che dev'essere stata pesante per l'ex presidente Berlusconi e per un ministro delle'economia e finanze che in una gara di tenuta dei conti sarebbe stato superato da un ragioniere appena diplomato. Infatti il debito pubblico è aumentato da 1600 miliardi del 2008 a 1900 miliardi di euro di oggi, mentre il PIL è passato da 1567 a 1549, cioè è diminuito. Da quando hanno iniziato a governare loro, 300 miliardi di debito in più che evidenziano bene, come si è fatto il gioco delle “tre carte”, portando il debito al 120% del PIL. Il precedente governo Prodi aveva fatto scendere il debito al 103% del PIL e aveva lasciato in eredità a quest’ultimo governo il famoso tesoretto, cioè un avanzo primario del 3% al netto degli interessi da pagare per il debito pubblico e inoltre lo spread era di soli 37 punti contro i 580 di qualche giorno fa. Essi sono stati costretti a modificare posizioni che avevano sostenuto a lungo, in modo disinvolto l'uno e molto puntiglioso l'altro, e a prendere decisioni non scaturite dai loro convincimenti ma dettate dai mercati e dall'Europa. Le decisioni principali sono state prese da un "governo sopranazionale" con sedi sparse tra Bruxelles, Francoforte, Berlino, Londra e New York.


Pur vedendo tutti i vantaggi di certi “vincoli esterni”, soprattutto per un Paese che, quando si governa da sé, è poco incline a guardare all'interesse dei giovani e delle future generazioni", da oggi le sorti del nostro Paese tornano nelle nostre mani con il governo di Mario Monti, che aveva anche indicato quattro inconvenienti.

1) Tempo perduto: Nella diagnosi sull'economia italiana e nelle terapie, ciò che l'Europa e i mercati hanno imposto non comprende nulla che non fosse già stato proposto da tempo dal dibattito politico, dalle parti sociali, dalla Banca d'Italia, da molti economisti. La perseveranza con la quale si è preferito ascoltare solo poche voci, rassicuranti sulla solidità della nostra economia e anzi su una certa superiorità del modello italiano, è stata una delle cause del molto tempo perduto e dei conseguenti maggiori costi per la nostra economia e società, dei quali lo spread sui tassi è stata visibile manifestazione.

2) Crescita penalizzata: Nelle decisioni imposte dai mercati e dall'Europa, tendono a prevalere le ragioni della stabilità rispetto a quelle della crescita, gli investitori, i governi degli altri Paesi, le autorità monetarie sono più preoccupati per i rischi di insolvenza sui titoli italiani, per il possibile contagio dell'instabilità finanziaria, per l'eventuale indebolimento dell'euro, di quanto lo siano per l'insufficiente crescita dell'economia italiana (anche se, per la prima volta, perfino le agenzie di rating hanno individuato proprio nella mancanza di crescita un fattore di non sostenibilità della finanza pubblica italiana, malgrado i miglioramenti di questi anni). L'incapacità di prendere serie decisioni per rimuovere i vincoli strutturali alla crescita e l'essersi ridotti a dover accettare misure dettate dall'imperativo della stabilità richiederanno ora un impegno forte e concentrato, dall'interno dell'Italia, sulla crescita;

3) Scarsa dignità: Anche se quella del "podestà forestiero" è una tradizione che risale ai Comuni italiani del XIII secolo, dispiace che l'Italia possa essere vista come un Paese che preferisce lasciarsi imporre decisioni impopolari, ma in realtà positive per gli italiani che verranno, anziché prenderle per convinzione acquisita dopo civili dibattiti tra le parti. In questo, ci vorrebbe un po' di “patriottismo economico”, non nel fare barriera in nome dell'"interesse nazionale" contro acquisizioni dall'estero d’imprese italiane anche in settori non strategici.

4) Downgrading politico: Secondo Monti quanto è avvenuto non ha contribuito purtroppo ad accrescere la statura dell'Italia tra i protagonisti della scena europea e internazionale. Questo non è grave solo sul piano del prestigio, ma soprattutto su quello dell'efficacia. L'Unione europea e l'Eurozona si trovano in una fase critica, dovranno riconsiderare in profondità le proprie strategie. Dovranno darsi strumenti capaci di rafforzare la disciplina, giustamente voluta dalla Germania nell'interesse di tutti, e al tempo stesso di favorire la crescita, che neppure la Germania potrà avere durevolmente se non cresceranno anche gli altri. Il ruolo di un'Italia rispettata e autorevole, anziché fonte di problemi, sarebbe di grande aiuto all'Europa.


Per finire direi che comunque le prediche all'Italia non possono essere fatte da coloro che di là dall’Atlantico anziché fabbricare automobili si sono dedicati al confezionamento di "titoli derivati" o meglio "titoli spazzatura" che hanno esportato in tutto il mondo e per i quali stiamo pagando le conseguenze. L'ex ministro del tesoro solo negli ultimi tempi era un aspro critico di questa finanza creativa fatta di strumenti derivati (la cui implosione ha causato la recessione economia planetaria), ma nel 2001 egli non aveva nessuna preclusione verso questi strumenti finanziari, avendoli estesi agli enti locali nella finanziaria del 2001 (comma 1 e 2 della legge 448 del 2001):“Gli enti di cui al comma 1) possono emettere titoli obbligazionari e contrarre mutui con rimborso del capitale in unica soluzione alla scadenza, previa costituzione, al momento dell’emissione o dell’accensione, di un fondo di ammortamento del debito, o previa conclusione di swap per l’ammortamento del debito …”.
601 mila miliardi di dollari, 10 volte il PIL dell'intero pianeta, a tanto ammonta il controvalore degli strumenti finanziari derivati scambiati. A rivelarlo la Banca dei regolamenti internazionale nel suo bollettino trimestrale. Occorrono nuove regole globali, ma le differenti vedute tra le due sponde dell’Atlantico e la resistenza delle lobbies bancarie (il 96% delle transazioni è compiuto oggi da cinque banche Usa – JP Morgan, Citibank, Bank of America, Goldman Sachs e Hsbc – che alla fine del 2010 hanno messo in cassa profitti per più di diciannove miliardi), rendono difficoltosa ogni iniziativa. Occorre la realizzazione di un organismo di vigilanza globale sul mercato.

Post popolari in questo blog

RIGORE ma anche CRESCITA

Siglato un accordo di libero scambio tra U.E. e Canadà.

EUROPA: Agli Stati il rigore e all'Europa la crescita e il dinamismo!