La normalità del presidente Hollande e il contorsionismo della Germania!

Via libera del governo tedesco alla BCE per l'acquisto dei titoli di Stato dei Paesi in difficoltà e nel mirino della speculazione. I continui richiami del premier Monti per l'applicazione delle norme che prevedono l'utilizzo dello scudo anti "spread" approvate il 28 e 29 giugno scorsi, non bastano agli avidi mercanti della finanza e così assistiamo a un continuo cambiamento di umori che fanno viaggiare "lo spread" sulle "montagne russe. Nel pomeriggio di giovedì, sono bastate le poche parole del presidente della Bce, Mario Draghi : "L'euro è un processo irreversibile, pronti a tutto per salvarlo. insomma, è arrivato il segnale positivo che il mercato attendeva dalla BCE dopo che era arrivata l'apertura alla concessione di licenza bancaria al meccanismo salva-Stati Esm, per fare ripartire le borse e fare scendere lo spread da 520 a 450 punti. Ma martedì scorso, altro intervento della Merkel: "non c'è alcun bisogno di concedere una licenza bancaria al fondo di salvataggio europeo ESM, le cui regole non prevedono la possibilità di rifinanziamento presso la Banca centrale europea, per fare risalire il differenziale a 480 punti. Per finire con la saga tedesca, il 1.o di agosto, il  ministro dell'economia di Berlino, Roesler si è perfino spinto ad affermare: "Meno spread toglierebbe pressione per le riforme". Così assistiamo a una continua contorsione delle procedure e delle contromisure da adottare, per impedire che il differenziale tra i nostri titoli di Stato da rinnovare o da emettere nuovi, (visto che, nell'ultimo mese, il debito pubblico è cresciuto di altri 17 miliardi di euro), e quello tedesco si divarichi troppo.
 
Ma un profano, di questi complessi giochi politici messi in atto dalla Germania per fini poco nobili e lontani dai valori di solidarietà europea e delle procedure, (che richiedono tempo per essere approvate e unità d'intendi dei Paesi dell'eurozona), direbbe: perchè oltre ad alzare muri e fare barricate con gli scudi, non si pongono dei limiti agli speculatori per limitare i danni? Non con gli "eurobond" che Merkel proprio non li vuole, ma ad esempio con misure definitive e non di breve durata che impediscano di realizzare vendite allo scoperto;  inoltre si potrebbe e dovrebbe finalmente adottare (quante volte è stato ripetuto) una tassazione sulle transazioni finanziarie (la Tobin Tax), che porrebbe un ulteriore freno alla speculazione e in questo modo, si amputerebbero in modo significativo, le mani agli avidi mercanti di sventure; inoltre si avrebbero finalmente anche risorse da reinvestire.
 
In Europa nulla di tutto questo è stato fatto, né si tenta di perseguirlo e intanto non ci rimane che difenderci da soli, perché la solidarietà, cioè quel valore costituente  che ha ispirato i Padri fondatori del Vecchio Continente, si è perso tra le miserie di quei Paesi che pensano di dettarne il cammino tra gli egoismi nazionali e la miope politica del cortile di casa. La cancelliera Merkel non ha alcun desiderio di rinunciare ai vantaggi che questa situazione porta al suo Paese. Alla lunga finirà, anche per lei, questa "pacchia" , ma finché dura la vorrà sfruttare fino in fondo. Così anche la Corte Costituzionale tedesca che avrebbe dovuto decidere sull'adozione dell'ESM, con molta calma, ha rimandato ogni decisione al 12 settembre. Non ci rimane che aggrapparci al fondo salva Stati e cavarcela da soli, sperando che basti; (attualmente il compito di intervenire sui mercati secondari per calmierare lo spread dei titoli di un Paese sotto attacco, graverebbe sulle spalle dell'EFSF, il fondo salva Stati provvisorio, visto che il fondo permanente, l'ESM, non è ancora entrato in funzione per i ritardi di ratifica da parte di alcuni parlamenti e in attesa del pronunciamento della Corte suprema tedesca, slittato a settembre).

Allora dicevo, dobbiamo cavarcela da soli e la lezione è stata capita dal presidente francese Hollande prima che gliela spiegassero gli altri e che gli odiosi mercati finanziari, rappresentati più dagli speculatori che dagli investitori, glielo imponessero. Siamo almeno in grado di fare nostra questa lezione cercando, non di copiare ma, di fare diventare "regole comuni" per l'Europa, ciò che fanno di buono anche gli altri Paesi a partire dalla Francia? La nostra lingua madre è l'italiano ma una sbirciata ai giornali francesi, (e ai canali della TV francese) per capire cosa succede oltralpe, siamo in grado di darla.
 
"Allora vediamo cosa ha fatto Hollande (non parole, fatti) in 60 giorni di governo: (un paio di questi punti li avevo riportati nella mail precedente, ma adesso abbiamo un quadro più completo).
- Ha abolito il 100% delle auto blu e le ha messe all’asta; il ricavato va al fondo welfare da distribuire alle regioni con il più alto numero di centri urbani con periferie dissestate. Ha fatto inviare un documento (dodici righe) a tutti gli enti statali dipendenti dall’amministrazione centrale in cui comunicava l’abolizione delle “vetture aziendali” sfidando e insultando provocatoriamente gli alti funzionari, con frasi del tipo “un dirigente che guadagna 650.000 euro all’anno, se non può permettersi il lusso di acquistare una bella vettura con il proprio guadagno meritato, vuol dire che è troppo avaro, o è stupido, o è disonesto. La nazione non ha bisogno di nessuna di queste tre figure”. Via le Peugeot e le Citroen, 345 milioni di euro risparmiati subito, spostati per creare (apertura il 15 agosto 2012) 175 istituti di ricerca scientifica avanzata ad alta tecnologia assumendo 2.560 giovani scienziati disoccupati “per aumentare la competitività e la produttività della nazione”.
- Ha abolito il concetto di scudo fiscale (definito “socialmente immorale”) e ha emanato un urgente decreto presidenziale stabilendo un’aliquota del 75% di aumento nella tassazione per tutte le famiglie che, al netto, guadagnano più di 4 milioni di euro all’anno. Con quei soldi (rispettando quindi il fiscal compact) senza intaccare il bilancio di un euro ha assunto 59.870 laureati disoccupati, di cui 6.900 dal 1 luglio del 2012, e poi altri 12.500 dal 1 settembre come insegnanti nella pubblica istruzione.
- Ha cancellato sovvenzioni statali alla Chiesa per un valore di 2,3 miliardi di euro che finanziavano licei privati esclusivi, e ha varato (con quei soldi) un piano per la costruzione di 4.500 asili nido e 3.700 scuole elementari avviando un piano di rilancio degli investimenti nelle infrastrutture nazionali.
- Ha istituito il “bonus cultura” presidenziale, un dispositivo che consente di pagare tasse zero a chiunque si costituisca come cooperativa e apra una libreria indipendente assumendo almeno due laureati disoccupati iscritti alla lista dei disoccupati oppure cassintegrati, in modo tale da far risparmiare soldi della spesa pubblica, dare un minimo contributo all’occupazione e rilanciare dei nuovi status sociale.
- Ha abolito tutti i sussidi governativi a riviste, fondazioni e case editrici, sostituite da comitati di “imprenditori statali” che finanziano aziende culturali sulla base di presentazione di piani business legati a strategie di mercato avanzate.
- Ha varato un provvedimento molto complesso nel quale si offre alle banche una scelta (non imposizione): chi offre crediti agevolati ad aziende che producono merci francesi riceve agevolazioni fiscali, chi offre strumenti finanziari paga una tassa supplementare: prendere o lasciare.
- Ha decurtato del 25% lo stipendio di tutti i funzionari governativi, del 32% di tutti i parlamentari, e del 40% di tutti gli alti dirigenti statali che guadagnano più di 800 mila euro all’anno. Con quella cifra (circa 4 miliardi di euro) ha istituito un fondo garanzia welfare che attribuisce a “donne mamme singole” in condizioni finanziarie disagiate uno stipendio garantito mensile per la durata di cinque anni, finchè il bambino non va alle scuole elementari, e per tre anni se il bambino è più grande. Il tutto senza toccare il pareggio di bilancio. Un po' alla volta verranno fuori altre interessanti iniziative.
RISULTATO: Lo spread con i bond tedeschi è sceso a 101 (da noi viaggia negli ultim giorni intorno a 500). L’inflazione non è salita. La competitività e la produttività nazionale sono aumentati nel mese di giugno per la prima volta da tre anni a questa parte.
Il presidente Hollande è un futuro premio Nobel dell’economia?  "Penso di No"; è solo una persona normale. E’ un socialista normale. E’ un leader che ha il senso della giustizia e dell'equità, normale, che non si è fatto contaminare dal liberismo a tutti i costi, da applicare in tutte le stagioni dell'economia.
Certamente la costituzione francese gli attribuisce poteri che il nostro presidente del consiglio Monti non ha e quindi può decidere in fretta. Ma il nostro Premier ha una maggioranza "bulgara" che lo sostiene e non ha consensi ed appetiti elettorali da soddisfare e quindi, anche se con tempi diversi, certe decisioni potrebbe prenderle anche lui se volesse e se non fosse afflitto dalla convinzione che la dottrina ultra-liberare, di cui è inzuppato fradicio fino alle ossa, è la sola in grado di risolvere i nostri problemi. Se si prova a fare l'elenco delle cose fatte e dei risultati ottenuti dal Professor Monti, alcune certamente necessarie e utili altre socialmente poco equilibrate, dello spread che sale e della povertà che colpisce 11,1% delle famiglie, (cioè in Italia più di otto milioni di persone sono sotto la soglia di povertà assoluta e relativa), allora  si rimane un po' delusi perchè oltretutto ciò dimostra che si poteva fare di meglio, imponendo (adesso più di ieri ci sono le condizioni per farlo) al PDL (Popolo delle libertà) misure che coinvolgessero le classi agiate che esso rappresenta, ad oggi rimaste quasi indenni da ogni sacrificio. In una parola si doveva e si può ancora fare "una patrimoniale".
Fatto salvo il suo merito di aver evitato che l'Italia sprofondasse in un precipizio simile a quello in cui è finito la Grecia, anche se il fiume in piena non l'abbiamo ancora attraversato e le correnti  potrebbero ancora risucchiarci nel fondo.  Inoltre è giusto riconoscergli di aver ridato credibilità internazionale al nostro Paese. 
L’Italia ha compiuto il suo dovere (a prescindere dal problema dell'equità che rimane indigesto e che penalizza la domanda di beni e servizi, facendo scendere il PIL e incrementando il debito pubblico) in tempi assai celeri. E’ l’Europa che non li sta facendo con incisività e rapidità. Perché non intende ancora affrontare il principale problema che ha di fronte, quello che determina la crisi finanziaria, economica e sociale che sta strangolando i Paesi mediterranei: la crisi del debito sovrano. Senza una garanzia collettiva e solidale dei Paesi dell’eurozona non potrà esserci alcuna soluzione al debito pubblico dei Paesi a rischio, non più credibili agli occhi dei mercati e quindi oggetto di continui attacchi speculativi e ciò tiene in bilico il futuro dell'eurozona.
Dovendo arrangiarci da soli, per rompere la spirale PIL in diminuzione e debito in rialzo e per puntare urgentemente sulla crescita, dobbiamo sperare che il premier Monti volga adesso lo sguardo in direzione dell'università di  Cambridge (U.K.)  e  dimentichi quella di Yale, a meno del solo prof. James Tobin.

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