EUROPA: "casa e bene comune"!

L' EUROPA rimane la "casa e il bene comune", nonostante le tante contraddizioni e difficoltà di questi ultimi tempi!
Si leggono svariati articoli sul questo tema e sulla sua realizzazione della sua unione politica, che è basilare per la sopravvivenza stessa dell'Europa; inoltre si tengono dibattiti, si scrivono libri, la chiedono i governanti, gli economisti, i giuristi, si moltiplicano gli appelli degli intellettuali. Ma nessuno fa una cosa, una sola cosa che dichiari apertamente quel fine. Per qualche ragione, spesso legata alle vicissitudini della crisi  economica che molti Paesi dell'Unione stanno vivendo, tali iniziative sono accolte, nel migliore dei modi, quando cioè non sono del tutto ignorati dall'opinione pubblica, in modo freddo.
 
Ma affermare che l'Unione Politica Europea "è necessaria", ritengo sia il modo più appropriato per iniziare una argomentazione seria e obiettiva intorno al tema. Mi sembra però altrettanto immotivato non proseguire in questa direzione chiarendo perché questo e' "il verbo" che giù di ogni altro spiegherebbe le molteplici ragioni che sono alla base della necessità di una Unione politica europea.
Piuttosto che continuare a sostenere che i tempi non sono maturi, che "l'ideale di una Europa unita è un ideale freddo" ,che è da mettere in preventivo "una dura competizione che inevitabilmente genera e genererà vincitori e vinti", sarebbe infatti assai più 'utile per la causa Europea, incominciare a sottoporre, alla pubblica opinione e al pubblico dibattito, gli argomenti che tutti conoscono ma che solo qualche isolata voce timidamente affronta. Mi riferisco appunto agli argomenti per cui l'Europa Unita è necessaria per la sua stessa sopravvivenza, che avrebbero un consenso trasversale non solo in Italia, ma anche negli altri Paesi fondatori dell'Europa Unita.
Il futuro economico dell'Europa dipende dalla sua capacità di competere con i grandi Paesi del mondo: "USA, Cina, India, Brasile e altri Paesi emergenti".
Nessuna nazione Europea e' in grado di contrastare, da sola, la loro concorrenza nell'arena internazionale, neppure la grande Germania, mentre uniti, i punti di forza, di ciascuno Stato, sfrutterebbero le sinergie inespresse, una volta messe in condizione di operare congiuntamente e i punti critici verrebbero attenuati se non annullati completamente. Come conseguenza assisteremmo all'emergere di opportunità che solo un'Europa politicamente unita sarebbe nella condizione di cogliere generando una "realtà di dimensioni notevoli", sia in termini economico/finanziari, dimensione cruciale in un mondo globalizzato, sia in termini di autorevolezza politica, aspetto assai importante sullo scenario internazionale.Tutto questo rappresenterebbe un bottino strategicamente rilevante come contropartita di una marginale riduzione della sovranità da parte dei singoli Stati.
In questi ultimi mesi la politica economica italiana si è imperniata sui tagli e i risparmi da fare per ridurre il debito pubblico e rendere più efficiente la pubblica amministrazione e negli ultimi giorni, iniziative sono emerse (l'approvazione del decreto legge sullo sviluppo, con qualche punto discutibile), per far ripartire la crescita economica; è facile e spontaneo chiedersi quanti risparmi e quanta efficienza guadagnerebbero i Paesi dell'Europa se si puntasse sull'Unione politica che porterebbe inevitabilmente ad una maggiore integrazione economica.
 
Volendo fare qualche esempio, quale grado di efficienza e quanti risparmi si avrebbero se si perseguissero i seguenti obiettivi?
 
- Implementare una politica energetica comune, com'era stato fatto con la CECA;
 
- Consolidare l'esistenza dell'euro e salvaguardare i risparmi delle popolazioni, con l'emissione degli eurobond tanto osteggiati e bocciati dalla cancelliera Merkel, ma che meriterebbero una sensibilità politica diversa e sarebbero una risposta intelligente alle manovre degli speculatori e ai mercati;
 
- Implementare una politica ambientale integrata con enormi recuperi di efficienza (drastica riduzione dei costi) e sostanziali miglioramenti sul piano dell'efficacia, puntando sulle fonti energetiche rinnovabili;
 
- Adottare una politica comune della difesa;

- Favorire realmente lo scambio delle competenze e delle risorse umane, sempre nell'ottica di sviluppare vantaggi competitivi nei confronti dei Paesi nostri reali concorrenti;

- Destinare più risorse allo sviluppo dei settori di eccellenza che ogni Stato può esprimere, con "i project bond", uno dei principali strumenti messi a punto al vertice del 28-29 giugno per rilanciare gli investimenti infrastrutturali nella Ue e far ripartire la crescita. Certo i project bond difficilmente avranno un grande impatto nel breve, ma potrebbero dare un forte impulso all'economia nel medio termine,

La crisi economica europea non deriva solo da quella finanziaria, ma anche dal calo degli investimenti. Date le forti restrizioni sui bilanci nazionali e sui requisiti patrimoniali delle banche, dobbiamo trovare nuovi modi per incoraggiare gli investimenti per la crescita. I project bond dovrebbero rendere gli investimenti su importanti progetti infrastrutturali più attraenti per gli investitori, senza rischi eccessivi per i contribuenti. Questo nuovo regime potrebbe svolgere un ruolo chiave nella strategia di crescita ora richiesta da molti Stati membri dell'UE"E' facilmente comprensibile come sarebbero le popolazioni a godere di tutte queste opportunità. Ecco perchè occorre che i media focalizzino la loro attenzione in un dialogo con la gente, non stancandosi di enfatizzare i vantaggi che un'Unione Europea maggiormente integrata. Solo la formazione di una opinione pubblica convinta può catalizzare gli interventi politici necessari allo scopo.
Il Parlamento europeo ha approvato uno stanziamento di 230 milioni di euro in garanzie per sostenere l'emissione privata di obbligazioni di progetto per lavori nel settore dell'energia, del trasporto e dell'informazione. La decisione permette di testare questo nuovo schema disegnato per attrarre investimenti privati per progetti di infrastrutture; è un piccolo ma importante passo verso l'integrazione economico/finanziaria dell'Europa, "casa comune". Nel recente passato il parlamento dell'UE aveva anche approvato, con 487 sì, 152 no e 46 astenuti, la relazione in favore della proposta per l'introduzione di un'imposta sulle transazioni finanziarie nella UE, che porrebbe un freno alla speculazione e raccolto risorse da reinvestire (circa 55 miliardi).  La parola è passata al Consiglio UE, ma ad oggi tale lodevole iniziativa, purtroppo è rimasta "lettera morta".

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