EUROPA: La politica del rigore e il "Fiscal Compact"!

Due agenzie di rating, che nel recente passato avevano stilato brutte pagelle all'Italia, con una sorprendente inversione a U e con la pretesa di condizionare le future scelte politiche degli italiani, promuovono il premier Monti e la sua politica economica. Moody's e Fitch incoraggiano l'Italia e riconoscono l'azione positiva del governo, allo stesso tempo Standard & Poors mantiene il suo giudizio negativo. Ma com'eravamo critici quando con i loro giudizi avventati, arbitrari e infarciti di conflitti d'interessi, facevano salire lo "spread" dei nostri titoli di Stato, così oggi siamo costretti a mostrare scetticismo per questo loro insperato giudizio "da 7+". Lo dobbiamo affermare con molto rammarico perchè vorremmo che questi giudizi lusinghieri avessero un riscontro nella realtà italiana che purtroppo è fatta di disoccupazione, debito pubblico in continuo aumento, massiccia cassa integrazione, tasse e prezzi alle stelle e lo spread che non vuole scendere al di sotto di 400 punti. Questo è il risultato della politica economica del rigore voluto soprattutto dalla Germania che tiene l'Europa in bilico con quel fatidico 12 settembre prossimo, giorno in cui la sua Corte Costituzionale dovrà pronunciarsi sul via libera al fondo Salva-stati ESM,  La fuga di capitali dai Paesi mediterranei ha fatto affluire in Germania centinaia di miliardi di euro, investiti in depositi o titoli di Stato che danno un rendimento pari a zero, quando non addirittura negativo. Le banche tedesche, nel solo primo trimestre del 2012, hanno registrato 363 miliardi di nuovi depositi. Il governo di Angela Merkel ha tutto l’interesse a che la situazione continui così: con la Grecia in bilico, una risposta alla sua richiesta di diluire i sacrifici in più anni è stata rinviata a ottobre, con l’Italia e la Spagna strangolate dalla recessione e dalla fuga di capitali che finanziano la ripresa tedesca. Un girone infernale per le economie mediterranee, una situazione ideale per la Germania. Si spera solo che questi sacrifici legati anche agli impegni presi in ambito europeo diano nel prossimo futuro "più Europa" e meno egoismi teutonici.
Strettamente legato al "rigore", uno dei vincoli che dobbiamo rispettare è dato dal "fiscal compact". Il trattato contiene una serie di regole, vincolanti ai fini del rispetto dell’equilibrio di bilancio che riguardano la stabilità, il coordinamento e la governance dell’Unione economica e monetaria. Tra i punti principali c’è l’impegno ad avere bilanci pubblici in equilibrio, o meglio ancora positivi al netto del ciclo economico, in cui il deficit strutturale non deve superare lo 0,5% del Pil mentre per i Paesi il cui debito è inferiore al 60% del Pil il limite è l’1%. Inoltre ogni Stato deve garantire correzioni automatiche quando non raggiunge gli obiettivi di bilancio concordati ed è obbligato ad agire con scadenze determinate.
Come previsto dal Patto di "stabilità e crescita" il deficit pubblico dovrà essere mantenuto sotto al 3% del PIL, in caso contrario scatteranno sanzioni semi-automatiche. Inoltre, dovranno essere inserite nuove norme nella legislazione nazionale, preferibilmente sotto la forma di leggi di tipo costituzionale. La Corte europea di giustizia verificherà la trasposizione del trattato nelle leggi nazionali dei Paesi che lo applicheranno. In caso di inadempienze uno Stato potrebbe essere deferito alla Corte e incorrere in una sanzione pari allo 0,1% del PIL.
Sul piano istituzionale, sono previsti due vertici l’anno dei leader dei Paesi che utilizzano l’euro (e che hanno ratificato il nuovo trattato), mentre gli altri Paesi che sottoscriveranno il trattato, ma che non avranno ancora adottato l’euro, verranno invitati ad almeno uno dei due. Fino ad ora il Trattato, che entrerà in vigore il prossimo gennaio a condizione che almeno 12 Paesi lo abbiano ratificato, è stato ratificato da: Cipro, Danimarca, Grecia, Irlanda, Lituania, Lettonia, Portogallo, Romania, Slovenia e Italia. (Il 19 luglio scorso, con l'approvazione definitiva della Camera, l'Italia ha ratificato i trattati europei sul Fiscal Compact e sul Meccanismo Europeo di Stabilità (MES)).

I recenti sviluppi politici hanno messo in discussione la ratifica del trattato in alcuni Paesi come l’Olanda in cui è caduto il governo. L’Irlanda di recente (31 maggio), ha fatto risorso al referendum che l'ha approvato con il 60% dei consensi. I Paesi che non approveranno "il patto di bilancio"  non potrebbero più accedere al Fondo salva-Stati e andrebbero in default. Ma il ministro delle Finanze tedesco Schaeuble si è detto certo che l’accordo verrà ratificato da tutti i Paesi sottoscrittori. Intanto in Francia, dove il trattato era diventato oggetto di discussione della campagna elettorale, il nuovo presidente, il socialista Hollande, ha detto di volerlo rinegoziare in quanto è incentrato sull’austerità mentre occorre dare spazio alla crescita economica. Una proposta che ha incontrato l’opposizione della Germania che non intende apportare modifiche al trattato a breve termine.
Il meccanismo soprattutto obbliga il nostro Paese al rientro del 50% dell’ammontare complessivo del debito pubblico che eccede il 60% del PIL. Attualmente il nostro debito è pari ad oltre 1.970 miliardi Euro. Dal 2013, oltre alle normali manovre di riduzione del deficit di bilancio, al finanziamento dell’ESM e di probabili altre misure a salvataggio di altri Paesi della zona Euro, dovremo aggiungere la somma di ulteriori 50 Miliardi all’anno da reperire con salassi generalizzati sulla ricchezza pubblica e privata, (che ad oggi hanno escluso la grande ricchezza patrimoniale di quel 10% di italiani che possiedono il 50% della ricchezza di questo Paese), e questo non per un anno, ma per i prossimi 20 anni.  Il patrimonio pubblico sarà sacrificato sull’altare di questa decisione ideologica del neoliberismo che ha messo al rogo Keynes e le sue scoperte decisive per lo sviluppo del modello sociale europeo della seconda parte del ‘900.
Ma non sono solo dei politici a criticare i termini del patto; anche molti economisti, soprattutto di scuola keynesiana, non sono d’accordo sui vincoli imposti dal "Fiscal compact". Recentemente vari premi Nobel tra cui Kenneth Arrow, Paul Krugman e Peter Diamond hanno affermato che l’inserimento nella Costituzione del vincolo di pareggio del bilancio rappresenta una pessima scelta politica, mentre aggiungere ulteriori restrizioni quale un tetto rigido della spesa pubblica avrebbe effetti negativi in caso di recessione. Infatti nei momenti di difficoltà diminuisce il gettito fiscale e aumentano le spese quali i sussidi di disoccupazione, cioè gli ammortizzatori sociali che limitano la contrazione del reddito disponibile e del potere di acquisto. Nell’attuale fase dell’economia gli ingenti tagli alla spesa pubblica e gli incrementi della pressione fiscale necessari per raggiungere il pareggio di bilancio finiscono per danneggiare una ripresa già di per sè debole, eventualità già constatata particolarmente in Italia. Invece l’economista e premio Nobel Paul Krugman ritiene che l’inserimento in Costituzione del vincolo di pareggio del bilancio potrebbe portare alla dissoluzione del Welfare state e senza investimenti per la crescita, (che vuol dire PIL in diminuzione e debito pubblico in aumento), si va dentro una spirale da cui è molto difficile uscirne. Dopo l'approvazione del primo pacchetto sullo sviluppo, (discutibile la decisione di cedere alla tentazione delle trivelle per cercare il fantomatico "oro nero" utile ai petrolieri ma dannoso al territorio e all'Italia, occorre puntare sulle fonti energetiche alternative al petrolio), vedremo se riusciremo a uscire da questa situazione critica che ha cancellato il futuro di un'intera generazione, con il secondo pacchetto "sviluppo" che il ministro Passera ha già preparato e che prevede sei importanti Piani, da realizzare entro la fine dell'anno: energia, digitale con la banda larga, aeroporti,il piano città da due miliardi per riqualificare le aree urbane degradate,infrastrutture,imprese, altre iniziative che saranno presentate al CdM proprio oggi.

Post popolari in questo blog

RIGORE ma anche CRESCITA

Siglato un accordo di libero scambio tra U.E. e Canadà.

EUROPA: Agli Stati il rigore e all'Europa la crescita e il dinamismo!